Riuscirà questo Governo a superare lo scoglio di un autunno che si prevede caldissimo? L’interrogativo è lecito dopo che i 5Stelle hanno risposto picche al presidente del Consiglio. Il quale, in verità, aveva fatto il passo più lungo della gamba quando in una intervista aveva lanciato un vero e proprio appello ai Grillini di unirsi al Pd (senza se e senza ma) sia per le regionali di settembre che per le politiche del 2022. "Non è nella nostra identità fare patti con gli altri schieramenti politici", hanno detto in molti. Poi, Vito Crimi, l’odierno portavoce dei 5Stelle, ha messo il carico da undici:" Per carità, non parliamo di alleanze, nemmeno in Puglia e nelle Marche".

Referendum all’orizzonte

Quindi, dopo un anno di fidanzamento, si sfalda il patto fra Dem e Grillini che aveva fatto pensare alla maggioranza dei commentatori che si era alla vigilia di una grande svolta. Il matrimonio, nato per puro interesse, non c’è più. Se dobbiamo stare alle dichiarazioni dei protagonisti. Fra tutte quelle di Nicola Zingaretti: "Di Maio sta facendo il doppio gioco. Con noi la pensa in una maniera, con i suoi compagni di cordata in un’altra". Ecco perché oggi Conte ha paura. Se le due forze più importanti dell’attuale esecutivo litigano ancora prima di cominciare a lavorare, è chiaro che il premier non ha più fiducia nel futuro. Le sue parole, le sue richieste pressanti sono cadute nel vuoto e adesso tutto pare legato alle consultazioni regionali di settembre. Se il centro destra dovesse bissare i risultati delle ultime elezioni, forse il premier potrebbe essere costretto a lasciare. È vero che ha sempre detto che il voto amministrativo non è determinante per il governo. Ma nei fatti se la sconfitta dovesse essere pesante, i giorni del governo giallorosso sarebbero contati. Tanto più che i "fanatici del rimpasto" aumentano di giorno in giorno e in questo caso la possibilità di un ribaltone a Palazzo Chigi sarebbe assai probabile.

I grattacapi d’autunno

Con chi? Interrogativo impossibile per oggi. Voci e indiscrezioni si inseguono, ma non c’è nulla di ufficiale o di ufficioso per il momento. Rimangono sul tappeto molti grattacapi per l’esecutivo: dalla scuola alla ripresa del virus. Nella giornata di mercoledì i nuovi casi sono stati 642, la cifra più alta dal 23 maggio. Il che fa dire all’infettivologo Massimo Galli che "la sorveglianza deve mantenersi alta". Tanto più che anche nel calcio di serie A affiorano le prime preoccupazioni. Nella Roma si ammala il portiere Mirante, nel Cagliari quattro giocatori risultano positivi e sono in molti a sostenere che in questa situazione il campionato non può cominciare. Alla faccia di coloro che affermavano che gli stadi a settembre potevano essere riaperti al pubblico. Purtroppo, il pericolo di un ritorno del Covid-19 mette in allarme gli scienziati e con loro la politica. C’è una corsa contro il tempo per la riapertura delle scuole prevista per il 14 settembre. Ci sarà l’obbligo delle mascherine per tutti anche per gli scolari delle elementari che potranno toglierle solo al momento dell’interrogazione o di un colloquio con i docenti.

Si delinea il fronte del No al referendum

Poi, "last but non least" (ultimo ma non per importanza) torna di prepotenza alla ribalta il referendum sul taglio dei parlamentari che dovrebbero diminuire di molto sia al Senato che alla Camera. Inaspettatamente, ieri, su due giornali che la pensano in maniera assai diversa, si propende per un no secco. Su Repubblica, il direttore Maurizio Molinari firma un editoriale in cui scrive che "questa semplice riduzione sarebbe incapace di rendere il Parlamento più efficiente". Sul Manifesto, il titolo a caratteri cubitali è molto esplicativo: "Perché no". Come si sentiranno i Grillini dopo aver letto questi articoli?

BRUNO TUCCI