Un miraggio la ripresa di agosto. L’illusione di un mese. Settembre ha riportato il vuoto. Il flop che segnala il crollo del turismo in Italia. Persi cento miliardi. Sì, cento miliardi, la vostra lettura, amici lettori, è corretta e precisa. La cifra è questa, enorme, una montagna di soldi. "Si è voluto raccontare di una crescita che non c’è stata", chiarisce con dolore e amarezza Confcommercio, il dito accusatore contro i dati gonfiati. Ma l’allarme vero, tosto e inquietante, lo lancia Istat. "Sei riprese su dieci pensano di non sopravvivere". Ovvero di chiudere. Sono saltate le vacanze, e questo ha contribuito al poderoso rosso finale del turismo. Saltate perché il cinquantadue per cento degli italiani ha preferito non farle, le vacanze, causa la pandemia di Covid 19. Il diciotto per cento ha preferito rinuncia per mancanza di disponibilità economiche. La rinuncia di massa ha evidenziato inoltre la tendenza italiana a risparmiare denaro. La rinuncia del sesto per cento motivata dall’impossibilità di raggiungere la meta prescelta inizialmente. Ma quale destinazione hanno scelto gli italiani per consumare un segmento di vacanze estive? La domanda ha una risposta scontata: il novantasei per cento non si è mosso dall’Italia. La Puglia la destinazione preferita; al secondo posto la Toscana con un non disprezzabile tredici per cento; l’Emilia Romagna ferma al dieci. Ma non sono pochi gli italiani che hanno preferito trasferire all’estero i soldi delle loro vacanze. In Grecia il ventisei per cento, il ventidue in Francia, il diciassette si è fermato in Austria. Il dato finale complessivo dice questo: il quaranta per cento degli italiani non ha fatto le vacanze. I commercianti, per primi, hanno scoperto che la ripresa completa si sarebbe rivelata un miraggio. Poi, ristoratori e albergatori e titolari di strutture balneare e le organizzazioni museali. I siti d’arte in particolare hanno registrato pesanti defezioni rispetto all’anno precedente, il 2019. L’illusione l’ha creata in particolare Ferragosto, con le spiagge affollate e persone in fila lungo i sentieri di montagna. A settembre quasi nessuno è andato finora in vacanza. "Fatturati azzerati a giugno, luglio a singhiozzo, buone aspettative in agosto, ma erano situazioni alimentate più che altro dalla speranza", informano dagli uffici del settore turismo della Confcommercio. "Il tutto esaurito in agosto in realtà non c’è mai stato". Le località turistiche si erano riempite, ma a fronte bisogna considerare che il settanta per cento delle strutture delle città turistiche e il venti per cento di quelle al mare e in montagna non hanno mai riaperto dopo il lockdown. "Una settimana dopo Ferragosto si è verificato un nuovo crollo. I numeri sono impietosi, l’indice della propensione degli italiani a viaggiare è sceso tra luglio e agosto". Un pianto. Il turismo è stato il primo settore a entrare in crisi per il Coronavirus. "E sarà l’ultimo a uscirne", prevede Alberto Corti, responsabile del turismo di Confcommercio. Ma è un’altra la previsione tecnica che preoccupa, inquieta, allarma. "Ci vorranno almeno tre anni per recuperare il terreno perso, se tutto andrà per il meglio". Significa cosa? Semplicemente questo: il meglio è aleatorio perché legato all’incognita su quando le aziende riapriranno davvero. L’Istat ha fatto la previsione sopra esposta (drammatica: "sei imprese su dieci pensano di non riaprire"), con tutto quello che comporta in termini occupazionali. Ulteriore preoccupazione prende corpo, si sviluppa per il rigurgito estivo della pandemia. In realtà, chi diceva che sarebbe andato in vacanza a settembre, lo faceva solo per prendere tempo. Almeno questo è il pensiero obiettivo di Confcommercio. "Settembre poi è sparito dal calendario vacanziero per effetto della nuova ondata del virus, dell’election day e della complicazione relativa alla riapertura delle scuole". Settembre scomparso come i turisti stranieri da marzo in poi. Alla fine di quest’anno si registrerà un calo di venticinque milioni di presenze dall’estero e la totale latitanza di turisti intercontinentali, (innanzitutto americani e cinesi), che sono per tradizione quelli che spendono di più. Il presidente di Confturismo, Luca Patanè, prevede "un lungo viaggio pieno di incognite". L’unica speranza che un’inversione di tendenza possa manifestarsi è il prossimo Natale. Ma molto dipenderà dall’eventuale lancio del vaccino. Laddove non aiuta l’evidente diffusione dello smart working, che sta distruggendo l’intera filiera legata agli uffici e ai viaggi per affari. Il governo ha aiutato con la Cassa Covid, ma i soldi sono arrivati troppo tardi e tante aziende hanno chiuso. Adesso si presenta la grande occasione del Recovery Found. Sarebbe auspicabile una interlocuzione con gli altri Paesi europei. Servirebbe ad assicurare alle aziende una partenza in sicurezza. Fotografato da BankItalia a maggio, alla fine del lockdown, il saldo del pagamento della bilancia turistica ha segnato un avanzo di appena ottantasette milioni. A fronte di 2,1 miliardi nel corrispondente periodo del 2019. Le spese dei viaggiatori stranieri in Italia sono diminuite dell’87,9%. I numeri, impietosi, come sempre dicono tutto. Superfluo aggiungere altro: in Italia il turismo ha bruciato 100 miliardi.

FRANCO ESPOSITO