I maligni malefici effetti della pandemia. Ricavi quasi dimezzati e conti in rosso. Il passivo del gruppo Salvatore Ferragamo è di ottantasei milioni. A fronte di ottantasei milioni di utili fatti registrare dal gruppo fiorentino nei primi sei mesi dell’anno scorso. I guadagni pari a sessanta milioni. Quarantasei per cento in meno i ricavi nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La causa è la solita, gli effetti innescati dal coronavirus. Ricavi dimezzati, una botta da kappaò definitivo o quasi. Ma forse il futuro immediato non andrà preciso in questa direzione. "Il peggio è ora alle spalle", afferma il vice presidente esecutivo del Gruppo Ferragamo, Michele Norsa, tornato alla maison fiorentina a maggio 2020, dopo esserne uscito nel 2016.

Come nelle previsioni e nelle attese degli addetti ai lavori e della Borsa, Ferragamo ha pagato un alto prezzo alla crisi determinata dal Covid-19. La pandemia ha coinvolto la maison fiorentina, costringendola a chiudere per molti mesi buona parte dei suoi negozi. Undici nel mondo. E anche il centro logistico dell’Osmannoro. Ampio il ricorso alla cassa integrazione. I flussi turistici, divenuti inesistenti, hanno diminuito, quando non bloccato del tutto, gli introiti. Questo il risultato conseguito e registrato rispetto ai primi sei mesi del 2019. Una miseria: i ricavi sono stati pari a 377 milioni di euro e l’utile netto negativo per ottantasei milioni rispetto ai più sessanta milioni del primo semestre dello scorso anno. Dati attesi, perfino scontati, ad effetto del lockdown e della quarantena imposta dal coronavirus.

La fotografia del primo semestre 2020 realizzata dai vertici Ferragamo ha evidenziato anche qualche aspetto positivo. Un aspetto questo estremamente confortante che apre il cuore alla speranza di un ulteriore miglioramento negli prossimi ultimi mesi dell’anno. In pratica i miglioramenti riguardano l’aumento in doppia cifra delle vendite in Cina e Corea del Sud nel secondo trimestre rispetto al primo. In pieno lockdown i due Paesi erano praticamente spariti dai rapporti commerciali con il gruppo italiano leader dell’alta moda e del lusso. L’incerta situazione mondiale non aveva reso possibili previsioni a medio termine. Ogni area geografica ed ogni categoria di prodotti ha registrato infatti cali significativi. Mentre gli investimenti si sono limitati a quelli strategici. Pari a undici milioni quelli del Gruppo Salvatore Ferragamo. In calo del 56,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

"Si è creata in seguito una sintonia con il Cda, con il Ceo, Micaela La Divilec, con il management e gli azionisti in questi mesi di duro lavoro", informa con evidente compiacimento il vice presidente esecutivo del gruppo Michele Norsa. "Abbiamo agito velocemente. E così siamo riusciti a realizzare un significativo processo di riorganizzazione del gruppo". Il gruppo ridimensionato nei costi a causa della pandemia. Rese più semplici e agili la struttura e l’organizzazione dell’azienda. "Il mercato è molto incerto e volatile. Ma registriamo chiare opportunità di crescita in Cina e non solo. C’è anche la Russia. Vogliamo diversificare le aree geografiche, l’Asia oggi rappresenta il cinquantacinque per cento del nostro fatturato".

Ma non pensa Ferragamo di fare scelte diverse, magari in linea con quelle effettuate dai grandi gruppi come Gucci e Chanel? Ovvero, rinunciare a essere indipendenti, in modo da acquisire maggiori mezzi per affrontare le difficoltà di mercato, evidenti e conseguenti in seguito alla pandemia. Il vice presidente esecutivo del Gruppo ritiene non percorribile questa strada. Esclude che Ferragamo possa imparentarsi come hanno fatto alcuni grandi gruppi. "Ferragamo ha le carte in regola per essere leader nelle scarpe da donna e da uomo. Questa è la nostra priorità. Un progetto da portare avanti con decisione". Quindi, la volontà è quella di continuare da soli. Puntando anche al digitale e alle nuove forme di comunicazione.

All’interno del gruppo fiorentino tutto è in evidente divenire. Innanzitutto con un focus sulla Cina e il grande ritorno alle sfilate classiche. Punto di ripartenza la Milano Fashion Week, in calendario dal 22 al 28 settembre. Ferragamo sta pianificando la sua attività verso una progressiva costante normalità. Si punta soprattutto sui mercati chiave come la Cina. Dove è stata la prima griffe del lusso a riaprire dopo il lockdown. L’unica residua incertezza (comunque importante) è rappresentata attualmente dall’incertezza che ancora regna sovrana sui mercati. La visibilità sui ricavi infatti non è al momento ottimale. Vanno meglio le vendite retail e forse il peggio è "davvero alle spalle". E una cosa appare certa, sicura: non ci saranno le svalutazioni viste e sofferte nei mesi scorsi. Votato all’indipendenza, il Gruppo Ferragamo espone ora sorrisi deboli, non più la faccia scura tra disperazione e dubbi.

Franco Esposito