Il 15 settembre, si é festeggiato la giornata internazionale della Democrazia, istituita dall’ONU nel 2007. In questo anno cosi drammatico e bizzarro, anche la democrazia, definita come la forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo attraverso rappresentanti liberamente eletti, ha preso un duro colpo. E quindi anche la democrazia ha bisogno di un piano di "recupero e resilienza" esattamente come le nostre economie e società. Un piano che la prepari per il futuro e la irrobustisca di fronte alle minacce che la assediano, e che naturalmente non dipendono solo dal Covid-19. Anche se non se ne parla molto, bisognerà infatti agire a tutti i livelli, locale, nazionale, europea e globale.

Sull’impatto della pandemia e di altri probabili eventi catastrofici, (a partire dalla minaccia sempre più evidente del clima sregolato) sulla governance e la partecipazione democratica; bisognerà reinventare, anche alla luce delle nuove tecnologie e della diffusione dei media sociali, forme di partecipazione efficaci e trasparenti e quindi ben lontane da quelle spesso opache e manipolatorie delle consultazioni on-line. Peraltro, una crisi diffusa della rappresentanza e del sistema democratico, e quindi dei diritti individuali, era già evidente ben prima della pandemia che non ha fatto che accentuarne i sintomi e rivelare l’inefficacia degli strumenti e la scarsa volontà politica di contrastarli.

Come ben dimostrano il dramma di Hong-Kong, le recenti rivolte in Bielorussia, il lungo e a oggi inconcludente duello tra le istituzioni della UE e i governi "illiberali" di Polonia e Ungheria, il dramma dell’America Latina dopo le speranze del decennio passato, o l’impotenza di fronte all’erosione costante della libertà individuali e politiche nella Turchia di Erdogan o della Russia di Putin, che ne hanno favorito anche l’impunità in Siria e Libia, fino al dibattito che si è sviluppato intorno alle differenze tra democrazie e regimi autoritari nella gestione del Covid-19 o le polemiche sulla durata e l’intensità delle misure adottate, è chiaro che la democrazia è un valore fragile, che deve essere difeso e che non è mai acquisito per sempre.

Un impatto particolarmente visibile dell’epidemia è stato il rinvio delle elezioni: da metà febbraio, circa 100 paesi hanno rinviato le elezioni in programma a causa del Covid-19 e non hanno, almeno fino a ora, fissato nuove date. Questo è quanto accaduto, per esempio, in Colombia, Ciad, Armenia, Botswana, Camerun, Gabon, Gambia, Ghana, Kenya, Messico, Uganda, Zambia, Zimbabwe. Elezioni trasparenti e conformi a standard democratici costituiscono la base delle democrazie e le condizioni essenziali per un governo efficace e rappresentativo.

Il rinvio delle elezioni ha spesso portato a un aumento delle tensioni, e dei conflitti interni nelle società; e con il Covid-19 sono emerse anche altre debolezze croniche di molti paesi: attacchi alla libertà di stampa e alla libertà di candidarsi e portare avanti la propria campagna elettorale senza ostacoli, procedure e organizzazione del voto poco comprensibili e trasparenti quando non fraudolente, un sistema di finanziamenti opaco, un dibattito pubblico macchiato da fake-news e manipolazioni, un sistema giudiziario non in grado di intervenire per tempo e molto altro ancora.

Insomma, nel giorno che doveva essere di celebrazione di una delle conquiste più luminose dell’umanità che tanto dolore e sangue è costata a cosi tanti uomini e donne nel corso della storia, dobbiamo anche individuare le priorità e le azioni urgenti da mettere in campo per rendere le nostre democrazie più forti e per aiutare chi oggi si batte per ottenerla. E il primo passo è organizzarsi e mettere in campo anche a livello internazionale e nel quadro degli aiuti alla cooperazione, un piano di supporto alla governance in tempi di pandemia, nel quale le autorità politiche e sanitarie lavorino insieme per salvaguardare la democrazia in un quadro di sicurezza.

Per esempio, anche se considerazioni sanitarie possono spiegare un certo rinvio, le elezioni non possono essere rinviate sine die. Tutti gli annunci di rinvio devono quindi essere accompagnati sia da un preciso calendario relativo alla prosecuzione del processo elettorale sia da misure concrete per garantire la sicurezza e la tutela della salute che consentano lo svolgimento delle elezioni. Diviene importante sviluppare accordi tecnici e strutture organizzative innovative che possano garantire la non messa in discussione della qualità democratica del processo elettorale e intensificare le politiche delle istituzioni internazionali e dell’Unione Europea in termini di sostegno elettorale e assistenza nei paesi in transizione democratica.

Una recente campagna dal titolo "Appello a difendere la democrazia" è stato appena firmata da 100 organizzazioni a livello internazionale, 500 personalità provenienti da 119 paesi e ben 62 ex capi di Stato per richiamare l’attenzione di politici e organizzazioni internazionali su questi temi e la necessità di adattare le strategie di sostegno nei paesi in fase di democratizzazione. Nella politica interna come nella politica di cooperazione, è quindi più urgente che mai per gli Stati, le istituzioni internazionali e soprattutto l’Unione Europea investire tanto nella difesa dello stato di diritto quanto nello lo sviluppo di democrazie inclusive, trasparenti, rappresentative basate sul suffragio universale e sul rispetto delle politiche sanitarie e di recupero: anche su questo, come sulla trasformazione dell’economia, del lavoro e del nostro vivere insieme, abbiamo una enorme responsabilità verso chi verrà dopo di noi.

REDAZIONE CENTRALE