Che Paese è mai questo se il presidente dell’INPS (quasi di nascosto) si aumenta lo stipendio da 62 a 150 mila euro l’anno? Succede il finimondo. L’opposizione è scatenata, chiede due cose: il ritorno del danaro allo "statu quo ante" e subito dopo le dimissioni del presidente Inps Pasquale Tridico.

È questo il suo nome, un calabrese venuto dal nulla, nato in un paese sperduto della pre Sila, dove è difficile mettere insieme il pranzo con la cena. Chapeau alla carriera. Ma certo questo "salto di qualità in moneta" lascia perplessi, soprattutto se si considera che l’Istituto di Previdenza non ha ancora pagato a migliaia di lavoratori la cassa integrazione dovuta in seguito alla pandemia. Il centro destra è categorico, se ne deve andare. Giorgia Meloni, insieme con Salvini usano parole di fuoco.

Il premier, imbarazzatissimo, risponde con un laconico "Non ne sapevo nulla". Come è possibile che un simile evento (usiamo un eufemismo) venga ignorato da Palazzo Chigi? Le ipotesi sono due: o al presidente del Consiglio si tacciono simili marchingegni, oppure l’avvocato del popolo dribbla l’interrogativo perché non saprebbe che cosa rispondere. Il ministro degli Esteri, invece, non aspetta nemmeno un minimo per far sapere che indagherà a fondo su questa storiaccia.

Siamo sicuri che si tratterà di una indagine? Perché, si potrebbe pensare? Ecco la spiegazione che viene dalle carte del ministero del Lavoro, di cui l’esponente di spicco dei 5Stelle era allora ministro. C’è una data precisa. Il 12 giugno del 2019. Quel giorno, viene deciso l’aumento in questione. E, badate bene, a quel tempo la maggioranza aveva un colore diverso da quello attuale. Era giallo-verde, guidato sempre da Giuseppe Conte con a fianco due vice presidenti: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ora ci si scandalizza e si grida allo scandalo.

Perché mai se i fatti sono questi? Il Pd e il suo segretario non entrano nel merito, preferiscono attendere per non incorrere in errori che potrebbero costar caro. In specie dopo il bel risultato ottenuto il 20 e 21 settembre. Nicola Zingaretti se la cava con uno "Studieremo il caso e vedremo di chi sono le responsabilità". Ponzio Pilato docet. E lui, il beneficiario di tan to danaro, in che maniera si difende? È lapidario: "L’aumento non l’ho deciso io ed inoltre il particolare che io abbia preso anche gli arretrati è una frottola bella e buona. Si attacca me perché si vuole attaccare il Governo". Per quale misteriosa ragione? Semplice: perché Tridico è considerato vicino ai 5Stelle, diciamo che è un simpatizzante di quel Movimento.

Tanto è vero che i giornali "buoni con i Grillini" riportano la notizia ma dandole un rilievo minino rispetto agli altri quotidiani di stamane. Una notizia del genere la si può considerare un’altra tegola piovuta sul già tanto tartassato Movimento? Certo, non è piacevole soprattutto perché le polemiche all’interno dei Grillini non si sono affatto sopite. Anzi. Sembra che gli esponenti di vertice abbiano deciso di rimandare a novembre la nomina del portavoce e degli altri collaboratori di spicco dicendo: "Basta guerra, ora, pensiamo ai problemi del momento".

Il reddito di cittadinanza che Conte non vuole più, la sicurezza su cui Zingaretti è irremovibile, la legge elettorale urgentissima dopo il taglio dei Parlamentari. Ma i 5Stelle hanno anche molto da fare per sbrogliare la matassa di Virginia Raggi che non ne vuol sapere di lasciare la poltrona del Campidoglio. "Non è una questione di cattiveria, è che la signora non è all’altezza di guidare una città difficile come Roma", sostengono gli oppositori.