Nell’Italia del virus che ritorna tutto è un gigantesco punto interrogativo. Una profonda sensazione di disorientamento attraversa il Paese da nord a sud e finisce per impossessarsi degli animi dei cittadini. Nel termometro delle emozioni misurate da SWG è l’incertezza a farla da padrone. Il sentimento di precarietà tocca il suo massimo dall’inizio della pandemia (60%), un livello più alto persino rispetto a quello registrato nei mesi del lockdown nazionale. Crescono inoltre vulnerabilità (30%) e paura (27%). Mentre, svanita l’illusione estiva di essersi lasciati il peggio alle spalle, la speranza è in caduta libera: in calo dal 41% di giugno al 34% di ottobre. Torna infine a lievitare la rabbia, raggiungendo il suo picco dalla diffusione del Coronavirus (23%). Un dato da monitorare con estrema attenzione perché ci rivela l’andamento dell’altra grande emergenza: quella economica che potrebbe produrre un’esplosione delle tensioni sociali. La crescita esponenziale dei contagi finisce per erodere la ritrovata fiducia degli italiani. Crolla così il senso di sicurezza nei confronti di quasi tutte le azioni quotidiane. La percezione del rischio resta tendenzialmente bassa nei luoghi di lavoro, al supermercato e a casa di amici e parenti. Sono invece sempre meno i cittadini che si sentono protetti al bar, al ristorante, al centro commerciale, a cinema o a teatro. Tutte attività che al tempo del COVID vengono classificate come “non essenziali" ma il cui stop forzato rischia di far precipitare l’Italia nel baratro economico. Fanalino di coda, nella graduatoria del rischio contagio, sono i mezzi pubblici: vero tallone d’Achille per governo e Regioni. A sentirsi al sicuro su bus, tram e metro è soltanto il 20% degli intervistati. Per il momento, il governo prende tempo prima di adottare nuove restrizioni. Ma gli italiani, a giudicare dai dati, si sentono sempre più in pericolo e sembrano già essere entrati nel “mood" di un nuovo lockdown.

ROBERTO ARDITTI