La violenza fa schifo. Fa schifo chi brucia i cassonetti e chi assalta le pattuglie. Fanno schifo gli incappucciati che cavalcano la disperazione per creare disordine. Fanno schifo le spranghe che vibrano nell’aria e i pugni battuti sulle telecamere. Però fa schifo anche questo modo di fare politica. Questo modo di governare, questo modo di comunicare decisioni delicate che condizionano la vita di tutti. Fanno schifo i monologhi dai pulpiti, e ancor di più quelli che assomigliano a discorsi da “armageddon" pronunciati dalle finestre dei social, dove non esiste né forma né sostanza e si vive per un like. Fa schifo la deriva dentro la quale siamo scivolati, dove tutti fanno tutto e nessuno fa il proprio mestiere. Fa schifo questo clima perenne da curva dove ogni posizione si estremizza e il dialogo muore, dove idolatria e odio si alternano creando e demolendo miti in un ciclo continuo che intanto scava il baratro. Fa schifo questa babele senza idee né valori, senza punti di riferimento né certezze, dove si annuncia tutto e il contrario di tutto senza dar peso alle parole. Fa schifo questo caos indicibile che rende il futuro ancora più cupo, che non potrà mai partorire quella stella danzante di cui parlava Nietzsche. Fanno schifo le scene di una Napoli messa a ferro e a fuoco, ma fanno schifo anche le etichette superficiali che provano a spiegarle da una prospettiva di comodo. Quelle immagini sanciscono che all’emergenza sanitaria s’è aggiunta quella sociale. Che è a rischio la tenuta sociale di un Paese che scricchiola pericolosamente. Che adesso come non mai servono più uomini e meno pagliacci, più soluzioni e meno slogan. Quelle immagini sono un monito e guai a liquidarle come istantanee di una protesta preordinata e architettata dalla criminalità organizzata, dai fascisti o dai centri sociali. Non è solo così. Venerdì notte la verità ci è esplosa tra le mani: il fuoco cova sotto la cenere della disperazione, la crisi economica ha sfiancato in questi lunghi e durissimi 12 anni, troppa gente non scorge la luce in fondo al tunnel. La misura è colma e l’incubo covid rischia di diventare un potentissimo detonatore nella polveriera.

RAFFAELE SCHETTINO