L’Agenzia delle Entrate cambia passo nella lotta all’evasione fiscale. Oggi ha gli strumenti – la mole immensa di dati finanziari a disposizione – per passare al setaccio ogni singola posizione e confrontarla con quanto risulta alla banca dove si ha il conto corrente o agli altri operatori finanziari.

Le incongruenze, i bonifici non giustificati, gli scollamenti tra reddito e tenore di vita reale, tutto può portare a un controllo serrato, condurre all’inserimento nella lista nera dei sintomi di “rischio fiscale”. Già, ma dov’è la notizia, non è da almeno qualche anno che anagrafe tributaria e archivio dei rapporti finanziari, il Grande Fratello del Fisco spesso evocato,sono attivi?

In effetti, e basta leggere la dura relazione del luglio scorso della Corte dei Conti, lo sono in via potenziale, sperimentale. Cosa rimprovera la Corte dei Conti all’Agenzia delle Entrate? In sostanza di non aver utilizzato l’anagrafe dei rapporti finanziari nella lotta all’evasione fiscale, di non aver predisposto “liste selettive” di contribuenti a rischio.

Dall’indagine, spiegano i magistrati contabili, sono emersi anzitutto “gravi ritardi nella realizzazione dell’Anagrafe dei rapporti finanziari, prevista sin dal 1991 ma, in concreto, divenuta effettivamente operativa ed accessibile da tutti i soggetti legittimati solo nel 2009. Così come grave è apparsa la situazione riscontrata relativa al suo concreto ed effettivo utilizzo per la lotta all’evasione, per il quale deve rilevarsi una grave inadempienza dell’Agenzia, che non ha mai elaborato le previste liste selettive né, successivamente, le analisi del rischio evasione”.

Ma, è questa appunto la notizia, l’Agenzia delle Entrate ha prodotto un documento in cui annuncia la fine della sperimentazione e la messa regime dell’incrocio dei dati. Nel documento, l’Agenzia parla di «completamento» della sperimentazione «già avviata». E in
effetti le analisi del Fisco sono già state condotte in relazione al periodo d’imposta 2013, limitatamente a conti bancari, rapporti fiduciari, gestioni collettive del risparmio, gestioni patrimoniali, certificati di deposito e buoni fruttiferi.

Ora le Entrate hanno l’intenzione di estendere la sperimentazione anche al periodo d’imposta 2014, ampliando lo spettro dei rapporti sotto controllo a carte di credito, prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione, acquisto e vendita di oro e metalli preziosi. In pratica, il Fisco utilizzerà le informazioni contenute nell’archivio dei rapporti per ricostruire il patrimonio finanziario dei contribuenti, di modo da individuare eventuali incrementi non giustificati dai redditi prodotti nell’anno, al netto delle spese sostenute.

Le eventuali incoerenze saranno considerate sintomo di «rischio fiscale» e potranno far partire le ordinarie attività di accertamento dell’Agenzia, alle quali resta affidata –in concreto – la valutazione dei casi di evasione.