Destra, sinistra, centro...il 4marzo votate chi vi pare, ciascuno secondo le proprie convinzioni, i rispettivi ideali e i programmi politici dei partiti di riferimento, ma per favore, accertatevi che il vostro candidato almeno parli italiano. E che - se consentite - lo faccia correttamente. Solo questo ci sentiamo di suggerire agli italiani che vivono all'estero, chiamati, in queste ore, alle urne, per il rinnovo della rappresentanza parlamentare della circoscrizione Esteri.

E' necessario, cari lettori, al netto degli schieramenti, che chi è chiamato a rappresentarci al di là dell'Oceano, non abbia solo "dimistichezza" con la lingua dei nostri padri, ma la parli bene, padroneggiandola alla perfezione e dimostrando, in tal modo, con i fatti ma anche e soprattutto con le "parole", di non aver mai reciso il cordone ombelicale che lo tiene avvinto alla Patria.

Altrimenti a che pro tentare di "servire" il Paese nelle Aule del Parlamento? Servire, esatto, avete letto bene. Cos'è la politica se non un servizio che si è chiamati a dare al cittadino, anche se questi è lontano mille miglia dalla casa paterna? Ebbene, cari amici, parlare italiano, significa pensare italiano. Conoscere l'idioma che tutto il mondo ci invidia, vuol dire "respirare" il Belpaese, comprendendone le mille problematiche che lo assillano, sia dentro che fuori dai confini.

Le stesse che, se vogliamo, assillano anche noi e le nostre comunità. E allora perché non mandare a Roma chi mangia il nostro stesso pane e non sbiascica solo due parole della gloriosa lingua di Dante e Manzoni ambendo, magari, soltanto a godersi un bel viaggio premio della durata di cinque anni all'ombra del Colosseo?

Parlare italiano significa accettare il confronto (ed anche lo scontro) sui problemi che l'essere italiano normalmente comporta, misurarsi con le emergenze e le esigenze sollevate
dalla cittadinanza, affrontandole a pieno titolo nell'arena infuocata del Parlamento da
attori protagonisti e non da semplici comparse. E' per questo, cari concittadini, che prima di apporre il fatidico sigillo sulla scheda elettorale, vi invitiamo a riflettere.

Guardate ai candidati che si sono proposti a voi, guardate a quanti in queste ore hanno bussato alla vostra porta per chiedervi di essere votati e riflettete con serenità. L'italianità non è un vuoto a perdere. L'Italianità non è una firma sulla carta d'identità. E' un valore unico e inimitabile. Ma anche un marchio da difendere e di cui andare orgogliosi.

E allora votate. Fate il vostro dovere. Votate e votate bene. Ma per favore: votate italiano. Altrimenti sará un voto inutile perché a Montecitorio o a Palazzo Madama non sono
previsti traduttori-interpreti per i parlamentari eletti all’estero. Un fatto però è certo: i 4 candidati che sono intervenuti al dibattito organizzato da Gented’Italia, parlavano tutti un italiano corretto. Gli altri due? Non lo sappiamo.