Il peperoncino è come il prezzemolo. Ci sta bene in ogni minestra. Piace e fa bene alla salute. Arrivato con la scoperta dell’America, facilmente coltivabile, si è diffuso ben presto in tutta Europa. «Crescendo con facilità nei diversi climi, diventa una pianta caratterizzante il paesaggio collinare e montano e trova largo impiego anche a causa delle condizioni climatiche e alla facilità di reperimento», spiega l’antropologo Vito Teti dell’Università della Calabria.

Come tutti, o quasi a tutti, i prodotti americani (e anche molti asiatici), la penisola è stata in grado di offrire una nicchia ecologica favorevole. «E così zucca, mais, patate, fagioli, peperoni e peperoncino, pomodoro e tabacco si sono conquistati un posto in prima fila nella multiforme tradizione culinaria italiana», afferma lo storico Vittorio Beonio Brocchieri.

Ed è noto che nella “cucina migrante” la pianta di basilico e quella di peperoncino padroneggiano e coesistono nello stesso ambiente dove vi è il barbecue, tipico simbolo della cultura americana, come ha evidenziato Angela Zanfino a proposito della cultura degli emigrati calabresi in Canada.

Ogni emigrato rientrando dalla Calabria dove è stato per una visita ai parenti, porta con sé specialità del luogo: olio d’oliva, peperoncino, origano, caciocavallo silano, salse e confetture varie. Perfino le le patatine al gusto di peperoncino sono diventate ormai molto popolari in tutto io mondo.

In Calabria, a Maierà, piccolo borgo ai margini del Parco nazionale del Pollino, al peperoncino è dedicato un museo e come ogni anno, nel prossimo settembre, a Diamante si terrà il Peperoncino Festival. Il peperoncino, diventato il simbolo della cucina calabrese, tuttavia, va al di là della cultura culinaria tradizionale. È ancora un’ipotesi ma mangiare peperoncino piccante fa anche dimagrire.

Funziona nei topi di laboratorio protagonisti di un esperimento condotto da un gruppo di scienziati americani dell’Università del Wyoming presentato a Baltimora al 59esimo meeting della Biophysical Society. E ciò, dicono gli studiosi, apre la strada a un approccio dietetico per prevenire e trattare una delle malattie più pericolose per la vita: l’obesità e le sue complicanze, Mediante un supplemento naturale derivante dal peperoncino.

Sotto la lente degli studiosi della Scuola di farmacia dell’Università del Wyoming c’è la capsaicina, ingrediente chiave del peperoncino, che nei topi di laboratorio è riuscita a contrastare gli effetti di una dieta ipercalorica ricca di grassi e, quindi, a prevenire l’aumento di peso. La capsaicina introdotta con la dieta, secondo Baskaran Thyagarajan e colleghi del team “Baskilab” attivo presso l’ateneo statunitense, potrebbe aiutare a perdere peso anche senza particolari restrizioni caloriche. E ciò perché sembra indurre la trasformazione delle cellule del tessuto adiposo bianco in cellule di quello bruno brucia-grassi.

E ciò perché proprio il composto chimico che conferisce al peperoncino il suo sapore agirebbe sul metabolismo energetico stimolando la termogenesi: il grasso ingerito verrebbe dissipato in calore invece di depositarsi sotto forma di accumuli di adipe. Finora è solo un’ipotesi. Evidenze complete non ce ne sono ancora affermano gli studiosi. L’idea deve essere ancora approfondita e soprattutto da verificare nell’uomo, ma che il peperoncino possa essere un valido alleato contro l’epidemia di sovrappeso e obesità che colpisce un terzo della popolazione del pianeta secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, non è un’idea peregrina.

«L’obiettivo principale del nostro lavoro - spiegano gli scienziati – è capire meglio il meccanismo con il quale la capsaicina potrebbe contrastare l’obesità, trasformando queste prime osservazioni in raccomandazioni dietetiche concrete». Anche mediante lo sviluppo di nuovi farmaci. «Nel nostro laboratorio – riferiscono – stiamo lavorando una formulazione basata su nanoparticelle, a rilascio prolungato di principio attivo. Ciò potrebbe aprire la strada a un approccio dietetico, basato su un supplemento naturale, per prevenire e trattare una delle malattie più pericolose per la vita: l’obesità».