C’è un nuovo caso che sta mettendo sottosopra negli Stati Uniti l'amministrazione Trump. Riguarda Scott Pruitt il capo esecutivo dell'EPA, Environmental Protection Agency. Si tratta dei conti riguardanti la sicurezza, conti salati pagati, ovviamente, con i soldi dei contribuenti. Infatti poco dopo essere arrivato a Washington ha messo a capo della propria security Pasquale 'Nino' Perrotta, ex agente dei servizi di sicurezza che ora gestisce una società privata.

Secondo quanto trapelato, dalle solite fonti ben informate, i costi della sicurezza di Pruitt, compresa la propria famiglia, sarebbe saliti alle stelle. L'aspetto, per noi interessante, di tutta la questione sarebbe poi che Perrotta avrebbe avuto forti legami, e non solo per il nome, con l'Italia. Intanto solo per i primi tre mesi passati come capo dell'EPA per la sicurezza sarebbero stati spesi oltre 832.000 dollari.

Una cifra che, se fosse confermata, sarebbe davvero inaudita. Sempre secondo gli informatori 'segreti' a Pruitt sarebbe stati assegnato tre dozzine di agenti per la sua sicurezza personale, mentre il predecessore, Gina McCarthy avrebbe avuto appena sei persone destinate alla propria protezione. Ma, e qui c'è uno dei punti più controversi, durante un viaggio in Italia, l'anno scorso, Pruitt avrebbe spese oltre 120.000 dollari visitando l'ambasciata degli USA a Roma, poi un tour privato al Vaticano e una breve apparizione al G-7 sull'ambiente che si è svolto a Bologna.

Perrotta proprio per questo viaggio avrebbe ingaggiato guardie del corpo italiane, che avrebbero fatto parte di una società amica del capo della sicurezza di Pruitt. E i contatti
italiani di Perrotta ovviamente non finiscono qui: leggendo la sua biografia, nella website della sua agenzia, Sequoia Security Group, si può leggere come l'ex agente segreto abbia avuto anche rapporti diretti con la Guardia di Finanza.

Caterina Pasqualigo