Mai come in quest’occasione il voto degli italiani all’estero ha vissuto momenti difficili. Soprattutto in Sudamerica. Basti pensare alle polemiche che ci sono state in Uruguay (dove ha votato appena il 23% degli aventi diritto, 60mila plichi mai consegnati) oppure in Argentina. Nel mirino, l’organizzazione, la promozione e i risultati finali che effettivamente hanno fatto registrare strane anomalie.

Anomalie su cui l’onorevole Fabio Porta, deputato uscente per il Partito Democratico e candidato al Senato alle ultime elezioni, vuole vederci chiaro: ieri ha tenuto una conferenza stampa alla Camera dei Deputati a Roma per ufficializzare un ricorso alla Giunta per le elezioni del Senato in relazione a oltre diecimila voti degli italiani all’estero ottenuti dall’Usei (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) in alcune sezioni elettorali della circoscrizione consolare di Buenos Aires, ma anche per parlare delle vicende relative a Montevideo: “Ho evidenziato – le sue parole - alcune gravi carenze riscontrate in alcune sedi diplomatico-consolari; ho ritenuto poco opportuno le ferie di consoli e ambasciatori di Paesi come Argentina o Uruguay nei mesi di gennaio e febbraio (periodo di raccolta delle firme per la presentazione delle liste, definizione dei dettagli relativi alle procedure di spedizione dei plichi elettorali e organizzazione della campagna informativa destinata ai cittadini italiani sul voto)”.

Rimanendo in ambito uruguaiano, c’è anche dell’altro che non quadra: come è possibile che l’agenzia “Abitab” invii un documento nel quale ricorda che il termine ultimo per il ricevimento dei voti è valido fino al 31 marzo quando, nella realtà, le schede con le preferenze per legge dovevano essere chiuse e spedite entro e non oltre le ore 16 del 1 marzo?

Una domanda di facile lettura, questa, che merita una risposta degna di tal nome da chi di competenza, in rispetto di tutte quelle persone che si sono recate alle urne. “Mi ha sorpreso e preoccupato questo documento di “Abitab” - con il logo dell'Ambasciata d'Italia in Uruguay - che indicava nel 31 marzo la data entro la quale dovevano essere restituiti i plichi al Consolato: un mese dopo la date prevista dal MAECI. Questo tipo di gravissime disattenzioni confermano una certa trascuratezza, grave e riprovevole, con la quale alcune sedi diplomatico-consolari hanno seguito l'andamento del voto del 2018. Le basse percentuali in Uruguay possono anche essere addebitate a questi fattori”.

Percentuali che hanno allarmato sia il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) sia il Comites (Comitato degli Italiani all’Estero) che ha addirittura convocato l’ambasciatore Gianni Piccato per chiedere spiegazioni a quella che appare come una vera e propria défaillance elettorale.

“Il voto degli italiani all’estero è stata una conquista importante - ha spiegato Porta - e va preservato. Ma come tutte le cose da preservare occorre modificarlo alla luce di ciò che non ha funzionato”. E di cose che non sono andate per il verso giusto ce ne sono state. Da qui la decisione di presentare, sulla votazione in Argentina, un ricorso "complesso", come lo ha definito l'esponente politico, presentato "per amore del Parlamento, rispetto delle istituzioni, interesse per gli italiani all'estero" e perché, soprattutto, "dai dati emergono non poche anomalie".

"Per la seconda volta in quattro elezioni - ha dichiarato Porta - il Partito Democratico perde in Sudamerica il seggio al Senato; come nel 2008 con il senatore di Forza Italia Esteban Caselli, anche quest'anno siamo di fronte a evidenti anomalie verificatesi sempre a Buenos Aires".

"Il mio ruolo - ha aggiunto Porta - non è né quello di giudice né di poliziotto. Ho solo indicato quelli che sono dati strani e meritevoli di una attenta verifica da parte della giunta".

Porta, insomma, vuole avere tutte le risposte agli interrogativi nati in questi ultimi tempi. “Ci sono state evidenti anomalie, così come già accaduto nel 2008" ha precisato ancora. "La metà dei voti dell’Usei - ha aggiunto - si è concentrata in un’unica città del Sudamerica e in un pugno di sezioni elettorali ci sono oltre la metà di questi voti; parliamo di sezioni dove Usei ha ottenuto il 96% dei voti e dove il loro candidato eletto al Senato, per esempio, ha avuto in alcuni casi il 99% dei voti di preferenza; voti espressi spesso con la stessa calligrafia e la stessa penna: tutti elementi che saranno sottoposti all’attento vaglio della massima autorità elettorale del Parlamento”.

IL VIDEO DELL'INTERVISTA DI GENTE D'ITALIA ALL'ONOREVOLE PORTA:

Ecco poi altri dati che lasciano alquanto perplesso Porta: “In una circoscrizione l’Usei ha preso 760 voti su 790 (96%), in un’altra 646 su 673 (96%), in un’altra ancora 663 su 664 (99%). E il candidato eletto a palazzo Madama ha avuto quasi 22mila preferenze su 24742 totali (90%). “Ho chiesto l’annullamento di questi voti – ha continuato Porta -. Ci sono più di 15mila preferenze sospette, in molti casi indicate in questo mio ricorso con in allegato i verbali delle sezioni d’appello dove già i presidenti di seggi hanno indicato alcune anomalie, come vedere la stessa calligrafia per più schede”.

L’onorevole è tornato poi denuncia una scarsa attenzione da parte delle autorità diplomatiche argentine verso queste elezioni: “Non c’era un alto livello di guarda rispetto per esempio al 2013, segnalo per esempio che a gennaio il console generale era in ferie e tra gennaio stesso e febbraio praticamente non abbiamo avuto un ambasciatore perché Teresa Castaldi era in partenza e Giuseppe Manzo è arrivato a processo elettorale già in corso”. "Credo non siano più prorogabili degli interventi normativi a vario livello sul voto all'estero. Qualsiasi modifica sarà migliore del sistema attuale - ha sottolineato Porta -. Non è più prorogabile una seria riflessione sulle eventuali modifiche delle modalità di voto nella Circoscrizione Estero. Va fatta una riflessione sul sistema di voto e sul ruolo che hanno le preferenze. Così come va fatta una riflessione sui tempi, sulla dimensione dei collegi, sugli investimenti fatti dai candidati in campagna elettorale. Credo e voglio credere - ha concluso il parlamentare del Pd - nel voto degli italiani all'estero ma deve essere utile e non dannoso per il Paese".

L’Usei, tramite il deputato e suo presidente Eugenio Sangregorio, eletto nella circoscrizione del Sudamerica, respinge al mittente le accuse: "Il Partito Democratico è democratico solo quando gli conviene. L'Usei ha seguito correttamente tutte le regole e tutti i suoi parlamentari, io e Alessandro Cario, siamo stati eletti regolarmente".

(di Stefano Ghionni)