E’ deceduta all’età di 93 anni la moglie di Italo Calvino, si chiamava Ester Judith Singer ed era argentina, ebrea, poliglotta, traduttrice.  Era un po’ l’anima nascosta dello scrittore nato nel 1923 a Santiago de las Vegas, cittadina di Cuba appartenente al municipio Boyeros, nella provincia dell'Avana, dove i genitori gestivano un orto botanico. In fondo lei rappresentava quella parte latino-americana che formava l’ossatura intellettuale e spirituale dell’autore del “Visconte dimezzato” e del “Barone rampante”.

Ester veniva chiamata Chichita, un vezzeggiativo impostole da una tata messicana.  Dall’Argentina era approdata a Parigi a metà degli anni Cinquanta, a bordo del transatlantico “Giulio Cesare”, dopo un matrimonio da cui era nato un figlio, Marcello Weill.  Aveva lavorato per l’Unesco, nel 1962 aveva conosciuto Calvino, che in Francia aveva appena pubblicato la traduzione del “Cavaliere inesistente”.

A Parigi lo scrittore era capitato per caso nella casa di Ester, accompagnato là da alcuni amici argentini. Tra i due nacque subito dell’affetto e nel 1964 si sposarono simbolicamente all’Avana.  Un anno dopo era nata la loro unica figlia Giovanna.  Con la famiglia aveva vissuto a Roma, poi a Parigi, poi di nuovo a Roma, dove erano tornati negli anni Ottanta nella casa, attigua a quella di Natalia Ginzburg, in cui Chichita ha continuato a vivere.  Oltre all’abitazione romana i Calvino possedevano una casa a Castiglion della Pescaia.  Nel 1985 Calvino viene colto da un ictus nella sua villa nella pineta toscana di Roccamare, a Castiglione della Pescaia, dove trascorreva le ultime vacanze prima di un viaggio in America.

Viene ricoverato all'ospedale Santa Maria della Scala, di fronte alla cattedrale di Siena, dove viene operato a lungo al cervello; dopo aver ripreso parzialmente conoscenza per qualche giorno, si aggrava e muore il 19 settembre 1985, un mese prima di compiere 62 anni, a causa di una sopraggiunta emorragia cerebrale. Italo Calvino riposa nel panoramico e grazioso cimitero-giardino di Castiglione della Pescaia, di fronte all'Arcipelago Toscano, in Provincia di Grosseto.  Oltre alle “Lezioni americane”, escono postumi anche i tre volumi “Sotto il sole giaguaro”, “La strada di San Giovanni” e “Prima che tu dica pronto”, tutti curati proprio da Ester.   Lei è stata la custode attenta dell'eredità del marito centellinando le novità e le notizie sul grande autore italiano.

Ha trascorso gli ultimi anni a Roma, nell'appartamento dove viveva insieme al marito. Anche grazie al suo lavoro da traduttrice ha contribuito a diffondere e a curare l'opera di Calvino nel mondo seguendo assiduamente le diverse edizioni delle sue opere.  Nella sua casa di Campo Marzio, vicino a Montecitorio, nel cuore di Roma, continuava a leggere, a documentarsi, a incontrare intellettuali e studenti.

Carlo Fruttero la ritrasse mentre fumava Gauloises senza filtro, imperturbabile, sul cotto della piscina nella villa a Castiglione della Pescaia.  Sigarette che Chichita ha fumato fino all’ultimo,  seduta nel salotto, continuando a ricevere amici, mescolando italiano, inglese, francese, spagnolo.  «Piccola, lentigginosa, rossa di capelli e con occhi di rara luminosità», sempre con qualche squisito gioiello vittoriano al collo, ai polsi o alle dita: così la descrisse Fruttero, vicino di casa maremmano, in “Mutandine di Chiffon”, pubblicato da Mondadori nel 2010).

Era amica di scrittori di tutto il mondo, europei e sudamericani in particolare.  Tra loro Gore Vidal e Salman Rushdie, ma anche l’attore Richard Gere, che avrebbe voluto portare sullo schermo “Il barone rampante”.  Era una donna intelligente e di spirito, con un umorismo talvolta caustico, un po’ all’argentina, dai gusti molto particolari.  Integrava bene lo scrittore a cui era legato: lui burbero e riservato, un ligure nell’animo, lei che amava discorrere, parlare, discutere, raccontare storie, sempre con la sigaretta accesa tra le dita.

Una volta deceduto Calvino, ha praticamente continuato a farlo vivere almeno dal punto di vista letterario gestendo i suoi diritti, curando traduzioni e pubblicazioni, domande di adattamenti, ma anche copertine e risvolti, insomma tutti i dettagli del lavoro editoriale. Non mancava di rispettare tutti gli orientamenti che li aveva insegnato il marito, forse interpretando in maniera un po’ protezionistica la sua opera.

E’ noto il fatto che si oppose alla pubblicazione della corrispondenza amorosa tra Italo Calvino e Elsa de’ Giorgi risalente agli anni cinquanta.  Di certo nel 1989 cedette all’agente Andrew Wylie i diritti mondiali degli editi e degli inediti dello scrittore che così finirono a Mondadori, lui che aveva lavorato alla Einaudi. Ma certamente con quella cessione Calvino assunse una dimensione internazionale che forse non ebbe neppure in vita.  Grazie proprio a Chichita.