Adagiato sui fondali del Mar Nero da 2.400 anni, praticamente intatto. È il relitto "integro" più antico mai ritrovato dall'uomo: un'imbarcazione lunga 23 metri, usata per i commerci e originaria della Grecia classica scoperta da un team di archeologi guidati dal britannico Joe Adams nell'ambito di un entusiasmante programma di ricerca sottomarino denominato Black Sea Maritime Archaeology Project. A darne un'anticipazione è stato il Guardian, in attesa della proiezione, al British Museum di Londra, di un documentario girato durante i lavori d'indagine.
Il reperto, individuato a circa 2mila metri sotto il livello del mare - e destinato per il momento a restare lì - è completo di albero, timone e postazioni per gli addetti ai remi. E il suo stato eccezionale di conservazione è dovuto alle condizioni di scarsità d'ossigeno a quella profondità, oltre che al particolare habitat di un bacino chiuso e preistorico come il Mar Nero. "Una nave sopravvissuta intatta dall'epoca classica, a 2 chilometri di profondità, è qualcosa che non avrei mai creduto possibile vedere", ha raccontato al Guardian il professor Adams. "Si tratta di un ritrovamento che cambierà le nostre conoscenze e la nostra compressione delle attività di cantieristica e della marineria del mondo antico", ha aggiunto senza riuscire a nascondere l'emozione provata.
Per la datazione è stato eseguito anche un test al carbonio 14, affidato ai ricercatori dell'università inglese di Southampton che hanno potuto analizzare piccoli pezzi del relitto riportati in superficie. E anche questo esame ha confermato l'età stimata di circa 2.400 anni. Un'indicazione che trova del resto un'ulteriore - e ancor più suggestiva - testimonianza nel disegno raffigurato su un vaso più o meno coevo, della collezione del British: il cosiddetto "Vaso delle sirene", in cui appare il profilo di un'imbarcazione, molto simile a quella posata sul fondo del Mar Nero.
Che si ritiene rappresenti la nave di Ulisse al momento dell'incontro con le Sirene narrato poeticamente da Omero nell'Odissea. Adams ha comunque confermato che la "sua" nave di Ulisse non rivedrà per ora la luce. Riportarla in superficie - secondo le valutazioni dell'equipe che l'ha scoperta al culmine di un progetto sfociato anche nel rinvenimento di vari altri preziosi relitti, da navi romane complete di anfore a imbarcazioni cosacche ai servizio degli zar russi del '600 - significherebbe distruggerla. Almeno con le tecnologie di oggi.