Manca l’ufficialità della cosa, ma oramai il dado è tratto. Anche la Lega, seguendo l’infausto volere del MoVimento 5 Stelle, ha oramai deciso di chiudere al pluralismo dell’informazione. In pratica, in Senato, il governo deciderà per la fine dei contributi all’editoria. Badate bene, contributi non finanziamenti... Il che significa, ovviamente, la chiusura di tanti quotidiani che altro non fanno che raccontare la cronaca. Sarà purtroppo anche il destino de "La Gente d’Italia", il Vostro e nostro giornale che cerca, con grandi sforzi, ogni giorno di parlare agli italiani che vivono in Sud America e nel mondo con un obiettivo ben preciso: tenerli aggiornati sulla realtà italiana, quella Patria che con la fine di questo giornale sarà ancora più lontana.

Dunque, una brutta notizia per la libertà di stampa che si porterà dietro anche macerie dal punto di vista dell’occupazione lavorativa. Si stima che saranno circa 10mila le persone, compreso l’indotto, che perderanno il proprio posto di lavoro. Fa davvero ridere l’intervento proprio di ieri del vicepremier Luigi Di Maio: "Non vogliamo determinare la morte dei quotidiani. Il nostro obiettivo è disintossicare le testate dando loro tempo di accelerare l'azione rivolta alla raccolta pubblicitaria". Proprio lui che a settembre aveva annunciato l’intenzione di sferrare un altro duro attacco al già debole settore editoriale della carta stampata tagliando la pubblicità delle società partecipate.

Ricapitolando: ieri ha parlato dell’importanza della pubblicità per i giornali, appena tre mesi fa aveva minacciato di far togliere la pubblicità dai giornali. Insomma, tra problemi familiari e rapide retromarce che oramai lo contraddistinguono, Di Maio si sta mostrando un po’ confuso. E forse il ministro non sa che i primi costi che un'azienda taglia quando c'è la crisi economica sono proprio quelli pubblicitari e che la crisi del mondo dell'informazione è proprio dovuta alla mancanza di inserzioni, soprattutto a livello locale. C'è anche, qualora al ministro non fosse noto, la concorrenza dei colossi come Facebook o Google. Chissà, forse anche la piattaforma Rousseau, così cara ai grillini, vorrebbe diventare tale, spartendosi quelle pubblicità che non troverebbero più spazio in quei giornali oramai chiusi.

"La libera stampa non è composta da tossine da eliminare (come ha detto ieri Di Maio, ndr), ma da testate che rappresentano un imprescindibile patrimonio informativo per i cittadini e per la democrazia del Paese. "Ancora una volta, nell'illustrare le intenzioni del governo sull'editoria, il ministro è perciò incappato in una terminologia infelice, evidentemente rivelatrice dell'atteggiamento pervicacemente ostile del M5S rispetto ai giornali", le parole del senatore di Forza Italia Renato Schifani che devono far riflettere.

Insomma chiudiamo, perché siamo una non profit che utilizza il contributo - ma non basta perché a stento copre il 40 per cento delle spese - per pagare 18 tra giornalisti e impiegati, la tipografia, i grafici, e il "portale" che in pochi mesi ha già superato decine e decine di migliaia di visualizzazioni. Chiudiamo nonostante le cospicue vendite - grazie anche alla diffusione de El Pais - che ci hanno permesso ogni anno - sono 18 - di continuare ad essere presente nelle edicole del Sud America. Ma chiudiamo soprattutto perché questo governo antidemocratico che non ha nemmeno rispetto della vita umana, ha deciso che "la scelta di valorizzare e sostenere realtà editoriali sarà esclusivamente affidata all’Esecutivo". E che "deciderà, sua sponte, quali saranno le realtà da sovvenzionare con l’unico (amplissimo) limite della diffusione della cultura della libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell’innovazione digitale e social, dell’uso dei media". Tutto insomma sarà affidato ai decreti del Premier. Meditate, gente, meditate in Italia é stato ripristinato anche il Minculpop...