Il ritrovamento incredibile. Singolare, comunque diverso: viene alla luce il dipinto di una Nereide e una sensazione mai provata prima, originata da una scoperta decisamente inattesa. Pitture di prodotti pubblicitari e bevande del locale, anfore e il bancone del Termopolium del 79 dopo Cristo. In sintesi, una tavola calda con affreschi e reclame nella Pompei più antica. Antichissima. Toccherà ora agli studiosi scoprire se le giare contenevano anche acqua. Però già sono spuntati un mestolo e altri oggetti. A margine della scoperta, la domanda è: le anfore contenevano all’epoca solo vino o anche acqua, in quella tavola calda di duemila anni fa? La location è venuta alla luce durante i lavori di messa in sicurezza nella Regio V. Lavori, del resto, previsti dal Grande Progetto Pompei. L’ipotesi (solo vino o anche acqua?) è al vaglio degli specialisti ai quali sono affidati i contenitori per la serie di analisi ed indagini che seguono, di norma, i rinvenimenti di questo tipo. Tanto più in considerazione del fatto che nelle settimane che precedettero l’eruzione del Vesuvio non arrivò più acqua a Pompei. Al limite, quella che arrivava era insufficiente a garantire l’approvvigionamento di una città di quindicimila abitanti. Le condutture erano spaccate dai terremoti e dalle deformazioni del terreno. In realtà, seguendo il senso logico del ragionamento, un esercizio commerciale accorsato come doveva essere questo che gli archeologi stanno liberando dai lapilli, non avrebbe potuto funzionare se agli avventori avesse offerto solo vino e non anche acqua.

La tavola calda del 79 d.C. è situata nello slargo all’incrocio tra il vicolo Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi. Doveva essere ai tempi indubbiamente famosa in considerazione che l’area cittadina interessata al servizio si trovava a poche centinaia di metri dal Foro cittadino, quindi equidistante dalle porte importanti di Pompei, la Vesuvio e la Nola. Entrambe affacciate su assi viari di grande traffico, diretti verso il cuore dell’area campana. Uno snodo stradale di grande importanza.

Una lettera approfondita delle pitture alle pareti della Termopolium lascia spazio a una ipotesi molto attendibile: le pitture forse erano state terminate da poco, alla luce della freschezza dei colori. Probabile che la tavola calda fosse stata restaurata di recente. Una necessità imposta dalle ferite inferte al locale e agli edifici pompeiani più in generale dai terremoti prodotti dal Vesuvio. Secondo gli esperti, le pitture sono dei messaggi pubblicitari attraverso i quali l’esercizio reclamizzava prodotti e bevande. Dal profondo è affiorata anche una bilancia, su un fondo giallo, con alcuni recipienti di vetro e anfore in uno dei quadretti recuperati: si ipotizza che la tavola calda potesse servire anche cibo da asporto. L’altra pittura mostra una divinità benigna per gli umani, la Nereide, con in mano una lira, mentre cavalca un cavallo marino.

I Termopoli ritrovati agli Scavi di Pompei sono un’ottantina. Il più famoso è quello di Asellina, a breve distanza dall’Anfiteatro, su via dell’Abbondanza. Di origine greca, il nome sta ad indicare che si tratta di locali in cui si servivano bevande e cibi caldi. Consumare il pasto, prandium, fuori casa rientrava tra le abitudini nel mondo romano. Il pasto veniva conservato in grandi giare di coccio, la famosa dolia, incassate in bastoni di muratura. Tra gli oggetti/testimonianze rinvenuti anche oggetti e suppellettili di uso comune, tipo un mestolo in bronzo, tipici in un esercizio del genere. Le superfici delle anfore saranno esaminate in maniera minuziosa. L’obiettivo finale è individuare graffiti che ne indicano la provenienza. Come pure verranno passati al setaccio della conoscenza scientifica i residui del contenuto. Al fine di stabilire di quale antropologia di vino si trattava. Gli esperti segnalano che strutture di questo tipo siano conosciute nel mondo pompeiano. Ma il rinnovarsi della loro scoperta continua a trasmettere intense emozioni che riportano tutti noi ai momenti tragici dell’eruzione. Anche attraverso gli oggetti che accompagnavano l’attività commerciale a Pompei. Testimonianze anch’esse uniche della civiltà romana.