Malgrado le altisonanti promesse di miracoli espresse dai geni della lampada al potere, un gelido vento del Nord comincia a spirare sul cosiddetto "Governo del cambiamento". Con un durissimo attacco nei confronti della politica economica dell’Esecutivo giallo-verde, il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, ha bocciato senza appello le scelte compiute in nome di una crescita che non si è vista nemmeno col binocolo. In un manifesto pubblicato integralmente dal Il Foglio, Bonomi ha fatto appello ad una classe dirigente dallo stesso definita "sonnambula". Nel suo j’accuse, il nostro ha puntato il dito in modo particolare sulle due misure simbolo di Lega e Movimento 5 Stelle: Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Misure considerate miopi e che avrebbero unicamente risposto a un "interesse elettorale di breve periodo".

Inoltre, il leader di Assolombarda, che molti vedono come futuro presidente di Confindustria, ha esternato tutto il suo disappunto per quella sorta di convocazioni plurime di associazioni datoriali e sindacati, le quali avrebbero l’unico scopo di "partecipare a parate di partito". Infine, in merito alla strampalata proposta grillina in campo economico, ha promesso di "ingaggiare battaglia contro l’idea di un salario minimo per legge superiore all’80 per cento del salario mediano italiano rilevato dall’Istat, contro la media dei Paesi dell’Ocse che oscilla intorno al 50 per cento dello stesso salario mediano". Dunque, dopo cinque trimestri senza crescita e con una produzione industriale che sembra anticipare una ulteriore gelata della nostra già traballante economia, questo drammatico grido d’allarme, proveniente dalle zone più produttive del Paese, non può essere ignorato. E se solo qualche mese addietro esso era solo un rumore, oggi il malessere degli imprenditori del Nord si sta trasformando in una vera e propria marea di sconforto e di sconcerto.

Sentimenti che, perdurando l’incredibile stallo imposto dal teatrino dei duellanti al potere, non tarderanno a sfociare in una diffusa e radicale protesta economica dei ceti più produttivi di questa disgraziata nazione. D’altro canto quando l’intero corpo sociale, mettendosi le mani in tasca, percepirà che la ricchezza promessa dal citato Governo del cambiamento era solo una chiacchiera, allora sì che sarà già troppo tardi per correre ai ripari, ammesso e non concesso che chi oggi si trova nella stanza dei bottoni abbia una minima idea circa le poche cose ragionevoli da fare per salvare il salvabile. Quando il partito della realtà avanza inesorabile, le balle spaziali valgono come il mandato aggiuntivo per i consiglieri comunali proposto da quel genio incompreso di Luigi Di Maio: zero!

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