Se non fosse bastato il teatrino dei 15 mesi di governo, vissuti come mai si sarebbe potuto anche solo immaginare, le scenette di questi giorni dovrebbero indurre senza il minimo dubbio a ripartire da zero, lasciando agli italiani la parola. Insomma, viene da pensare quanto sia stato grande lo sbaglio, dopo il 4 marzo 2018, di aver consentito la nascita di una maggioranza improponibile e perniciosa che ci ha condotti fino qua. Per farla breve: anche allora ci fu un momento in cui si tratto di scegliere tra un nuovo voto oppure, come purtroppo è stato, impapocchiare una maggioranza parlamentare pur di far nascere un esecutivo.

Bene anzi male, la storia di questi 15 mesi, come quella di tutti i ribaltoni, nei quali furono incollate maggioranze ipocrite con la scusa del bene del paese, è la conferma plastica di quanto in certi casi forzare il dettato costituzionale sia un pericolo e soprattutto un male. Del resto, parliamoci chiaro, l‘ipocrisia più grande nasce dal fatto che mentre ci si riempie la bocca di parole nobili per la nostra Carta, altrettanto ci si sgola sulla necessità di cambiarla (e tanto). Insomma, delle due l’una: o la fonte delle leggi è il faro più luminoso che ci sia, oppure ha fatto il suo tempo, ha perso smalto , manifestato limiti, per cui forzarla solo per avere una copertura talvolta si trasforma in iattura.

Già dopo il 4 marzo dell’anno scorso sarebbe stato necessario tornare alle urne, perché da una parte la coalizione arrivata prima non era in grado di avere il quorum, dall’altra mettere insieme il diavolo e la croce pur di comporre una maggioranza, ha portato al caos che viviamo. Ecco perché, per il bene vero del paese, il dettato costituzionale oltreché seguito, deve essere saggiamente interpretato, portare gli italiani al voto, anche più volte, di fronte al dubbio di consegnarli al caos, non è sbagliato, meno che mai un reato.

In un anno e passa di governo pentaleghista siamo sprofondati in tutto, ci siamo inchiodati su ogni versante, siamo precipitati nell’ansia generale, dal nord al sud c’è solo il blocco più totale. Ma ciò che indispettisce non è che sia successo ma che si sapeva, si sapeva perfettamente che una maggioranza innaturale avrebbe portato al peggio, avrebbe causato danni e divisioni per l’Italia e gli italiani. Per questo ci chiediamo come sia possibile che nel caos della crisi odierna, nella vergogna di accuse e insulti in Parlamento, nei voltafaccia di chi si odiava e ora si innammora, di chi giurava coi grillini mai e oggi briga per farci un governo,non si dica basta torniamo al voto.

Ci chiediamo dove sia l’interesse nazionale nel tentare una nuova maggioranza innaturale, una sorta di accozzaglia fra chi si è insultato, offeso, accusato di ogni nefandezza, e oggi si propone di stare assieme, come fosse una certezza per il paese e per la sua salvezza. Quale certezza avrebbe il paese se si mettesse insieme Grillo con Casini, Renzi e Di Battista, Di Maio e la Boschi, Lotti e Fratoianni. Suvvia non scherziamo, l’unica certezza sarebbe una marea di altri danni. Qui non si tratta solo della figuraccia di Zingaretti e del Pd a mettersi coi grillini, o quella di Grillo che a Renzi ne ha dette peste e corna, per non parlare di Di Maio che blandisce Mattarella ma un anno fa voleva l’impeachment, si tratta del bene di 60 milioni di persone. Dal caos si esce solo col voto, perché da imbroglio nasce imbroglio, con l’ipocrisia si ferisce la democrazia, con l’opportunismo si genera sfascismo. Per questo confidiamo nella saggezza del Capo dello Stato, che conceda agli italiani di scegliere il risultato.

ALFREDO MOSCA