Tutti a casa, o meglio, tutti assenti giustificati. E’ l’invito del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha chiesto a tutte le scuole di giustificare chi venerdì si assenterà per manifestare per il clima. Lo chiedevano tante parte sociali, ha spiegato il ministro. Ma che ne pensano i genitori e che faranno di questa possibilità i ragazzi?

L’idea, va detto, è di base giusta. Il cambiamento climatico e l’impatto di questo sulle nostre vite, e in particolare su quelle di chi oggi va a scuola, per gli studenti italiani non è materia di studio. E per ovvie ragioni anagrafiche i ragazzi sono quelli che più di noi lo vedranno e subiranno e sono quelli che più è importante sensibilizzare sul tema. Giusto quindi dare l’opportunità di partecipare alle manifestazioni come giusto è, anche su altri temi, introdurre gli studenti alla società civile coinvolgendoli in attività che sviluppino il loro senso civico e la loro autoconsapevolezza.

Negli anni di scuola molti di noi poi hanno partecipato a decine di manifestazioni. Chi credendoci e chi per sfruttare un giorno di vacanza. E questo è uno dei rischi della giustificazione del ministro. Rischio quasi ineliminabile per altro. Quanti ragazzi si assenteranno in ‘buona fede’, per partecipare cioè a manifestazioni o anche solo maturando la propria consapevolezza del problema, e quanti invece in ‘mala fede’? Che poi se di mala fede si tratta è mala fede relativa, se cioè così si può definire un’assenza per stare con gli amici, con la fidanzata o per questioni simili.

Il rischio è che la giustificazione venga quindi sfruttata almeno da qualcuno. Questo vale, a spanne, per le scuole superiori. E per le medie e le elementari? Chi va al liceo infatti, si suppone, se vuole partecipare ad una manifestazione, sia autonomo. Nel senso che la può raggiungere da solo e tornare a casa e comunque, se non va a scuola, non ha bisogno di essere accudito. Discorso diverso per gli studenti delle medie e ancor più per quelli delle elementari. I primi come i secondi, specie quelli che vivono in città, per andare ad una manifestazione hanno bisogno di un adulto che fisicamente li porti. Hanno bisogno cioè di un genitore. Ma i genitori spesso e non sempre volentieri lavorano. E, come sa chi ha figli, un giorno senza scuola è spesso un problema organizzativo. Oppure, perché in questo caso ci sarebbe un oppure che, però, non è stato colpevolmente coltivato. Oppure potrebbero, i ragazzi più piccoli, essere accompagnati alle manifestazioni dagli insegnanti.

Certo, è comprensibile, coinvolgere gli insegnanti comporta mille problemi burocratici tra quelli che non vogliono assumersi le responsabilità e quelli che non lo considerano parte del loro lavoro. Ma non sarebbe stato bello, e persino più semplice e coinvolgente per i ragazzi, organizzare la partecipazione degli studenti delle medie insieme ai loro insegnanti e, per quelli più piccoli delle elementari che magari i genitori non si fidano a mandare ad una manifestazione, per quanto pacifica, organizzare invece una giornata a tema in cui parlare, in classe, di cambiamento climatico? Giusto quindi giustificare e coinvolgere i ragazzi ma perché, signor ministro, non coinvolgere anche gli insegnati e la Scuola tutta?

di ALESSANDRO CAMILLI