Nel 1860 fu il teatro del crudele massacro della sua gente, la tribù dei Wiyot ma ora un Comune della California ha deciso di restituire ai nativi un fazzoletto di terra ancestrale, Indian Island. La città di Eureka ha restituito 200 acri (81 ettari) alla tribù, decimata 160 anni fa. L’isola, situata nella baia di Humboldt, a nord di San Francisco, fu teatro di uno dei più crudeli massacri nella storia degli Stati Uniti: coloni bianchi giunti dalla terra ferma, che volevano vendicare l’uccisione di bestiame trovato a vagare sull’isola, piombarono a Indian Island mentre gli uomini autoctoni erano fuori dal territorio a caccia di provviste.

In quell’occasione decimarono anziani, donne e bambini. Da allora il gruppo nativo si è in parte ricostituito e oggi è formato da 600 membri, che passo dopo passo hanno portato avanti una battaglia pacifica per riconquistare la terra persa, nel frattempo aggredita da specie invasive. "È un bellissimo esempio di resilienza in quanto i Wiyot non hanno mai abbandonato il proprio sogno di recuperare la loro terra", ha commentato il capo della tribù, Michelle Vassel, sottolineando che "è davvero una grande storia sul significato della guarigione e del fare comunità".

Nel corso degli anni gli esponenti della tribù hanno venduto oggetti artigianali e pane fritto – secondo un’antica ricetta tipica della loro cultura – e con il ricavato, oltre alle donazioni, nel 2000 sono riusciti a comprare mezzo ettaro di terreno sulla punta orientale dell’isola. Negli anni successivi alla tribù erano stati restituiti altri piccoli appezzamenti di terra. Quei terreni, però, erano stati contaminati dalle attività di un cantiere navale, poi smantellato; e i nativi, aiutati da cittadini di Eureka e dintorni, hanno ripulito l’area da batterie, rottami metallici, materiali arrugginiti e agenti chimici. Nel 2014 la zona è stata decretata sicura: la qualità dell’acqua, della fauna e della flora marina è notevolmente migliorata.

Nel contempo è stato anche recuperato un tumulo di conchiglie risalente a 1000 anni fa, contenente sepolture, strumenti e altri oggetti utilizzati in cerimonie rituali, che consente agli Wiyot di tornare a celebrare antichi riti sacri. Ora con la restituzione ufficiale delle altre terre, avvenuta senza alcuno scambio di denaro, i nativi indiani hanno recuperato il loro villaggio storico di Etpidolh, centro fisico e spirituale della piccola tribù, un po’ il loro centro del mondo.

"Era la cosa giusta da fare ed è per questo che la stiamo facendo. Ma ci è voluto tanto tempo, troppo", ha commentato un’amministratrice comunale, Kim Bergel, nata e cresciuta nella zona. Ora sull’isola, dove sono rimasti pochi appezzamenti di proprietà privata, la tribù intende far ricrescere piante native da utilizzare durante le cerimonie e riunirsi per tornare a celebrarle annualmente. La prossima è già stata programmata per marzo 2020.