di MATTEO FORCINITI

Dal periodo delle forti divisioni al lungo processo di unificazione. Dagli anni d’oro a quelli del declino e poi ancora a quelli delle grandi trasformazioni. Dal liberalismo garibaldino al nazionalismo fascista. C’è tutto questo e altro ancora nell’ultimo libro del professor Alexis Collazo dedicato al "riscatto della memoria istituzionale" della Società Italiana di San José attraverso i suoi lunghi 150 anni di storia. "Italianos en San José de Mayo. Breve historia de la Sociedad Italiana de San José (1869- 2019)" rappresenta un lungo viaggio attraverso le tappe principali della storia di questa associazione -tra le più antiche ad essere ancora attive in Uruguay- e il suo stretto vincolo con la città a cui è indissolubilmente legata. "Non furono tantissimi gli italiani a San José a livello quantitativo se comparato ai numeri degli altri dipartimenti" osserva Collazo introducendo la sua ricerca. "Tuttavia furono fondamentali a livello qualitativo: portando i loro mestieri riuscirono a dare un’impronta fortissima nello sviluppo di diversi settori nel nostro territorio. Architetti, costruttori, agricoltori, artigiani, sarti, calzolai: quasi ovunque si può trovare un po’ di Italia". Frutto di quattro anni di ricerca all’interno dei preziosi archivi della Società Italiana, l’idea della pubblicazione del libro è nata nei mesi scorsi in occasione dei festeggiamenti che hanno accompagnato il centocinquantesimo anniversario. Il lungo viaggio di Collazo ha inizio il 29 agosto del 1869 con la fondazione di quella che si chiamava all’epoca Società Italiana di Mutuo Soccorso: "Durante gli ultimi anni sessanta dell’ottocento si registrò un alto numero di arrivi tra gli immigrati italiani e da qui sorse l’esigenza di fondare un’associazione. Si offriva assistenza medica, medicinali e sussidio per malattia". Quella di San José è una storia piena di divisioni e scontri, alcuni talvolta anche pesanti. Lo dimostra la presenza di altre associazioni, la Frai Operai (Società di Mutuo Soccorso Fra gli Operai italiani nata nel 1873), il Circolo Napolitano (1885) e infine la Fratellanza Italiana (1908). "Queste divisioni" -spiega l’autore- "rispondevano, prevalentemente, al forte contrasto tra Nord e Sud che si rifletteva anche tra le comunità di italiani all’estero. Mi è molto piaciuto analizzare come queste diverse realtà riuscirono ad unirsi in un lungo processo durato diversi anni nonostante le forti divisioni". La prima fusione si ebbe nel 1892 tra la Frai Operai e la Società Italiana, mentre bisognerà aspettare fino al 1911 per vedere l’incorporazione del gruppo meridionale e culminare così l’unificazione: "Ci furono trattative, accese riunioni e scontri. Credo che la principale motivazione che giocò a favore della fusione furono le difficoltà economiche e la voglia di sopravvivenza in un contesto locale che stava già iniziando a cambiare con la scomparsa dei primi immigrati". E proprio tra il 1911 e gli anni venti ci furono quelli che Collazo definisce senza ombra di dubbio come gli anni d’oro: "Fu un periodo di grande crescita come dimostra la costruzione della sede -un edificio emblematico per la città- a cui dobbiamo aggiungere anche il pantheon del cimitero. Bisogna ricordare che questa situazione di crescita era strettamente collegata allo sviluppo di San José. A partire dagli anni trenta, invece, assistiamo ai primi segnali di un periodo di crisi con l’assenza delle grandi figure di leadership che avevano accompagnato gli anni precedenti". Tra i grandi leader possiamo citare i dottori Angelo Chiolini (Stradella, provincia di Pavia ) e Francesco Giampietro (Bienza, Potenza) ma anche il costruttore Giacomo Bernasconi (Careno, Como) e quello che fu considerato come "l’ultimo grande presidente", Giovanni Marra (Cancelara, Potenza). Un’altra particolarità che emerge dal libro è la "difficile sfida" a restare indipendente durante il fascismo per un’associazione che tra i suoi principi proibiva qualsiasi attività politica e religiosa.

Non solo, storicamente, "tra gli italiani erano molto diffuse le idee liberali, anticlericali e repubblicane grazie alla forte popolarità della figura di Garibaldi". Un nuovo processo di trasformazione si ebbe poi a partire anni cinquanta e sessanta con l’arrivo di una nuova corrente migratoria. Tale processo ebbe il suo culmine nel 1977 con "una riforma che rappresentava un cambio radicale". La Società Italiana tolse dal suo nome il "mutuo soccorso" per sostituirlo con la parola "culturale e sociale". "Fu un cambio epocale" racconta Collazo. "Il sistema mutualistico non era più sostenibile e allora si decise di puntare a una vasta offerta culturale per aprirsi al resto della società. Si faceva strada una nuova visione nell’associazionismo non più come un’assistenza ma come portatrice di un servizio verso la comunità". "Questo programma" -conclude l’autore- "si iniziò ad applicare a fasi alterne tra gli anni ottanta e novanta ma fu solo a partire dall’avvento del nuovo millennio che cominciò a stabilizzarsi e oggi la Società Italiana è un vero e proprio punto di riferimento per San José".