Nello scontro frontale in atto senza soluzione di continuità, nella Chiesa, fra un gruppo reazionario, convinto di essere il depositario unico della dottrina, della parola evangelica e Papa Francesco, i termini della contesa travalicano ormai il tema teologico e dogmatico. È in atto una guerra di potere tale da sconvolgere l'equilibrio internazionale politico e sociale. Le armi non sono convenzionali né nucleari, ma hanno una pericolosità e drammaticità da poter considerare tale conflitto come una terza guerra mondiale "in nuce", perché nulla è più potente e deflagrante delle parole. La strana alleanza transversale fra personaggi politici scomodi, bacchettoni fanatici, tragicomici e mediocri come Trump, Bannon, Salvini, Meloni, la Gloria von Thurn und Taxis e altri con l'ala frondista, recalcitrante e astiosa di una parte - minima in verità - della gerarchia vaticana, di cui il cardinale Müller è il principale portavoce, in questo senso, è esemplare.

Avvalendosi di arzigogolii tipici della semantica teologica, Müller, fra l'altro, ha voluto chiarire che non è affatto possibile abolire il celibato dei sacerdoti, perché simbolo dogmatico e sacro del legame di essi con il "celibato del Cristo". Il pover'uomo ha dimenticato, o fatto finta, che proprio nella sua Germania e in tutto il mondo l'operato religioso di preti anglicani, protestanti, luterani, vallesi, presbiteriani ha contribuito al diffondersi della parola evangelica, non disdegnando il vincolo del matrimonio. Già si parla di "bergogliani" come una nascente setta eretica in antitesi a Santa Madre Chiesa, di "guardie di Francesco", questo prete venuto dalla fine del mondo, ciabattoso e assurdamente incline a rifiutare tutta la sacrale, pomposa ritualità della corte vaticana, che nel giorno della sua proclamazione ufficiale riserva un posto in prima fila per l'amico rappresentante del movimento dei "cartoneros" di Buenos Aires.

Eppure, il vissuto, l'itinerario personale di Bergoglio, nonostante libelli e articoli capziosi, fumosi, ad arte zeppi di verità fuorvianti, era sotto gli occhi di tutti i partecipanti al Conclave. Questo Papa è risultato sempre indigesto ai gerarchi, alle autorità costituite, dittatoriali o "democraticamente" elette per esaltare rigurgiti nazionalisti o governi forti! Ne sanno qualcosa i vari presidenti argentini populisti e mediocri, succedutisi dopo la caduta della dittatura militare in quel Paese. È stato il sacerdote e Arcivescovo di Buenos Aires più irritante e irriverente della storia argentina. Come nella sua complicata e disastrata città, oggi ha spalancato finestre e portoni per far fluire aria fresca nei palazzi vaticani, troppo a lungo infestati dal tanfo di una liturgia imbalsamata. All'ecumenismo, al senso della misericordia di Francesco si controbatte sciorinando in modo empio, su palchi da sagre paesane, vecchie dottrine da "coribanti" o sgranando rosari miracolosi. Si evoca una "internazionale scismatica" contro le numerose presunte eresie bergogliane, contro colui che ha scoperto il vaso pandoriano delle migliaia di abusi pedofilici, contro un uomo che ha posto al centro della missione cattolica il popolo diseredato, dimenticato da quegli stessi porporati, troppo amanti della mondanità e delle "compagnie di potere", che hanno offeso il loro mandato pastorale.

Ci sono princìpi che Papa Francesco non intaccherà mai, quelli irrinunciabili di un uomo di fede. Apertura al mondo, alle sue istanze, non significherà resa incondizionata e lassismo, ma comprensione e dialogo, come, ad esempio, nel caso dei divorziati risposati con rito civile. I suoi denigratori ed avversari hanno fiutato il pericolo. Da grande stratega, Bergoglio sta chiamando a raccolta il popolo cattolico, ricordando che la partecipazione attiva alla politica è un "atto dovuto". Conosce bene quanto ciò sia avversato da una politica elitaria, per censo e ricchezza, avvezza a manipolare masse ed elettori come immense greggi in cerca di nuovi spiazzi da pastura, in una perduta identità. Ha confidato spesso il suo dubbio su un lungo pontificato, ma ha già superato la soglia prevista: il 13 marzo saranno sette anni. Combattendo l'errata similitudine fra sacro e sacralità, sta ridando dignità e speranza al popolo, non più gregge ma entità pensante, in questa ideale transumanza verso il rifiorire dei pascoli del Buon Pastore. Un piccolo cenno ai fatti nostrani, tra sole, mare e qualche nuvola a Punta mi dicono che si respira un'aria diversa in via José Benito Lamas 2857. Finalmente...

ANONIMO NAPOLETANO