Momento difficile per l’Italia che sta affrontando in questi giorni la crisi più grande dal dopoguerra. L‘emergenza coronavirus ha travolto il paese e gli aggiornamenti su nuovi casi e contagi aumentano di ora in ora. Senza parlare del panico tra la popolazione che sta aumentando di ora in ora. Supermercati presi d’assalto, farmacie svaligiate. Il governo fino a ora ha risposto al meglio, vista la situazione, e messo in atto i protocolli già concordati e suggeriti nelle settimane scorse dall’Europa. Ma il peggio deve ancora arrivare e non ci riferiamo solo alla malattia, ai possibili ulteriori contagi e morti, quello che spaventa molto oltre all’emergenza sono le ripercussioni sull’economia italiana ed europea. Già la Cina conta danni gravissimi alla sua economia difficilmente reversibili. L’Europa con l’Italia al primo posto, purtroppo, vede aumentare di ora in ora la probabilità di una crisi economica e finanziare molto seria. E il problema italiano è anche un problema europeo.

La Commissione europea lavora 24 ore su 24 a sostegno degli Stati membri e per rafforzare gli sforzi internazionali per rallentare la diffusione di COVID-19. Per aumentare la preparazione, la prevenzione e il contenimento globale del virus, la stessa Commissione ha annunciato ieri lo stanziamento di aiuti per 232 milioni di euro, proprio per fronteggiare l’emergenza. Parte di questi fondi verrà immediatamente assegnata a diversi settori. "I casi continuano ad aumentare: la salute pubblica è la nostra priorità numero uno. Che si tratti di sostenere la capacità di reagire in Europa, in Cina o altrove, la comunità internazionale deve lavorare insieme. L'Europa è qui per svolgere un ruolo di primo piano", ha affermato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea. I fondi Ue aiuteranno nello specifico a rilevare e diagnosticare la malattia del Coronavirus, a curare le persone infette e a prevenire un'ulteriore trasmissione in questo momento critico. I 232 milioni di euro stanziati saranno così destinati:

- 114 milioni di euro all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in particolare al piano di preparazione e risposta globale. Questo intende rafforzare la preparazione all'emergenza della sanità pubblica e il lavoro di risposta nei Paesi con sistemi sanitari deboli. Parte di questo finanziamento è soggetta all'accordo delle autorità di bilancio dell'Ue;

- 15 milioni di euro sono previsti per l’Africa, (in particolare l'Istituto Pasteur Dakar, in Senegal) a sostegno di misure per una diagnosi rapida e la sorveglianza epidemiologica;

- 100 milioni, di cui 90 milioni per un partenariato pubblico-privato con l'industria farmaceutica per sostenere la ricerca di un vaccino e 10 milioni per progetti di ricerca su epidemiologia, diagnostica, terapia e gestione clinica nel contenimento e nella prevenzione;

- 3 milioni di euro assegnati al meccanismo di protezione civile dell'Ue per i voli di rimpatrio di cittadini dell'UE da Wuhan, in Cina.

Janez Lenarčič, Commissario europeo per gestione delle crisi e in risposta e alle emergenze ha dichiarato che: "Con oltre 2.600 vite già perse, non c'è altra scelta che prepararsi a tutti i livelli. Il nostro nuovo pacchetto di aiuti sosterrà l'Organizzazione mondiale della sanità e indirizzerà i finanziamenti per garantire che i Paesi con sistemi sanitari più carenti non vengano lasciati indietro. Il nostro obiettivo è contenere l'epidemia a livello globale". Ma non finisce qui ovviamente. Con l’intensificarsi dell’emergenza in Italia la Commissione europea ha già pianificato un piano per mettere in sicurezza il Belpaese e gli stati membri. Stella Kyriakides, Commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, ieri in una conferenza stampa a Bruxelles ha chiarito che alla luce della situazione in rapida evoluzione, l’UE è pronta ad aumentare l’assistenza. In questo senso, a sostegno delle autorità nazionali, arriverà in Italia già oggi una missione congiunta di esperti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dell'Organizzazione mondiale della sanità.

"Voglio lodare – ha dichiarato la commissaria per la salute- la risposta rapida e professionale delle autorità italiane" nel contrastare la diffusione del coronavirus, "abbiamo una eccellente collaborazione con loro nel campo della protezione civile e sono sicuro che l'Italia abbia il personale competente e le strutture efficienti per rispondere in maniera ben coordinata alla situazione" . La questione più urgente rimbalza da ore sul tavolo delle polemiche e riguarda la possibilità di revocare Schengen. Un'ombra nera sull’Europa che per molti, politici ed esperti sembra una possibilità estrema per arginare la diffusione del virus. Per adesso ufficialmente dall’UE nessun comunicato in merito, a parte una precisazione di un portavoce della Commissione Ue per cui ci sarebbe la possibilità, per quanto riguarda Schengen, di reintrodurre controlli alle frontiere sulla base di politiche pubbliche o di motivi di sicurezza. Le eventuali misure di restrizione o controllo della mobilità, devono però corrispondere ai criteri di proporzionalità, credibilità ed evidenze scientifiche.

Allo stato attuale non si presenta ancora la necessità di reintrodurre controlli alle frontiere. Nella giornata di ieri comunque, l’Austria aveva comunicato il blocco del traffico dei treni con l’Italia. Blocco poi subito revocato e sempre ieri un autobus proveniente da Milano in viaggio verso la Francia è stato bloccato a Lione. L'Ecdc, il centro europeo per il controllo delle malattie, ha aumentato da basso a moderato-alto la valutazione sul rischio di insorgenza di cluster simili a quelli in Italia, associati a COVID-19, in altri Paesi dell'Ue e nel Regno Unito. Certo è che la situazione nelle ultime ore è completamente cambiata rispetto a qualche giorno fa. In particolare, l'attenzione si è spostata dalle misure di preparazione per fronteggiare possibili epidemie in Africa a concreti focolai in Europa. Attualmente sono allo studio diversi piani di emergenza per diversi scenari. Certo è che sono ore difficili per l’Italia e per gli italiani. Ore di incertezza e paura che ci auguriamo finiscano presto.

Margareth Porpiglia