Ma a che strano balletto stiamo assistendo in questi giorni. E, consentitecelo, cosa non si fa pur di uscire sui giornali conquistandosi, in tal modo, un briciolo di visibilità. Da una parte c'è il sottosegretario e presidente del Maie (Movimento Associativo Italiani all'Estero) Ricardo Merlo che dice che sono stati rimpatriati 10mila italiani dalla Spagna; dall'altra, la viceministra (pentastellata) Emanuela Del Re che parla, invece, di 30mila rimpatriati. Parliamo di persone, signori. Esseri umani, mica bruscolini? Italiani, se ci è consentito dirlo. Nostri connazionali. Rimasti bloccati all'estero dove si trovavano quando è scoppiata la pandemia di coronavirus, chi per motivi di lavoro, chi per vacanza. Ed oggi impossibilitati a fare ritorno a casa dal momento che tutte le frontiere sono state chiuse per impedire il dilagare del contagio. E così capita che i centralini della Farnesina siano presi quotidianamente d'assalto da quanti, prigionieri, di fatto, a migliaia di chilometri dalla madrepatria, ormai con i portafogli vuoti, non chiedono altro che di poter fare ritorno nelle proprie dimore. Questo è il quadro dell'altra emergenza. Quella che s'interseca col dramma sanitario. Morale della favola: mentre i consolati brancolano nel buio, costretti a cercare posti su aerei "inesistenti" nelle stanze del Ministero degli Esteri si gioca a rimpiattino sulle cifre. "Ne abbiamo fatti rientrare tanti", dice uno. "Nossignore, erano tanti e un tocco di più" ribatte l'altro nel solito comunicato acchiappa like. Sarà: ma intanto, perché non iniziare a mettersi d'accordo, magari parlando e comunicando di più. E, soprattutto, perché non diramare una sola nota stampa, così da fare chiarezza in chi, in fondo, non hiede altro che di essere correttamente informato? Parliamoci chiaro: la gente è stufa di tutti questi auto-elogi che lasciano il tempo che trovano. Servono fatti, non selfie. E poi, d'accordo. Saranno pure tanti quelli rincasati, ma quanti sono quelli rimasti all'addiaccio, "costretti" all'estero da un governo, diciamocela tutta, un po' distratto e dilettante quando si tratta di affrontare tematiche del genere? Migliaia e migliaia, cari lettori. E l'Italia che fa per aiutarli? Nicchia. Volete un esempio? Prendete Luigi di Maio. Esatto, proprio lui: l'ex leader dei 5Stelle, oggi titolare della Farnesina. Il ministro degli Esteri, insomma, quello titolato, più di tutti, a gestire l'emergenza rimpatri. Cosa ti ha combinato Giggino in questi giorni di grande sofferenza per la Nazione, con migliaia di italiani prigionieri di aeroporti chiusi, hotel blindati e navi alla rada? Ha erogato 50 milioni di euro alla Tunisia e 21 milioni di euro alla Bolivia per la cooperazione internazionale. Niente male, non vi pare? Santo Dio, ma non avrebbe potuto utilizzarli, tutti quei soldi, mettiamo, per darli ad Alitalia ed allestire così un po' di voli con i quali riportare a casa i tanti nostri connazionali rimasti bloccati altrove, e mettere d'accordo, una volta e per tutte, Merlo e Del Re sulle cifre reali dei rimpatri? Pensate sia finita qui? Macché. Due giorni fa il nostro caro leader Giuseppe Conte ha preso carta e penna e scritto una lunga lettera al quotidiano italiano di New York "America Oggi" indirizzata a tutti gli italiani degli Usa per raccontare loro che il momento è difficile, il governo non abbandona chi soffre, ecc. ecc. ecc. Bene. Qualcuno avrebbe dovuto dire al presidente che di italiani sparsi nel mondo ed abbandonati al proprio destino, avrebbe potuto trovarne a bizzeffe negli Usa, ma anche in America Latina, ai Caraibi, in Oceania, in Europa. Insomma, presidente: perché solo agli Usa ed al resto degli italiani nel mondo no? Mica per lei esistono italiani di serie A ed italiani di serie B?