Poco più di due anni fa, era il 15 gennaio 2018, una nuova insegna ha cominciato a brillare a San Francisco: 'Gio Gelati', tutto autenticamente italiano. Guido Mastropaolo assieme a Patrizia Pasqualetti (chef conosciuta anche per la Gelateria Pasqualetti che da quarant'anni crea gelati in Italia) e Nicola Trois (un altro chef, noto anche per aver partecipato a diversi show televisivi), aveva pensato che una gelateria tricolore nel cuore di Bay Area avrebbe avuto successo.

Gelato tutto italiano, ingredienti di quelli buoni, simpatia, 'Gio' ha subito trovato terreno fertile in una parte d'America dove l'italianità ha una sua storia, ultra secolare. Certo non è New York e nemmeno il New Jersey, ma qui gli italiani hanno tracciato solchi indimenticabili. E anche il gelato ha voluto dire la sua. Poco più di due anni dopo l'apertura della gelateria ecco però che 'Gio' si è nuovamente fatto notare, e questa volta volta non solo per i suoi prodotti.

Ogni mattina Guido Mastropaolo, in particolare con l'aiuto della figlia teenager Teresa, non si accontenta del suo gelato, ma vuole condividerlo con chi, in questi difficili momenti di pandemia, soffre più degli altri. E sono i vecchi immigrati italiani, spesso soli, molte volte anche parlando ancora un inglese elementare. Sono quelli della 'vecchia generazione', ma anche quelli che venendo in America, non l'hanno poi trovata: per tanti di loro il sogno a stelle e strisce è rimasto tale. E adesso, nei difficili tempi del Coronavirus, sono lì impotenti ad ascoltare le terribili notizie che provengono dall'Italia, ma anche a dover far fronte a una situazione che anche negli Stati Uniti è problematica.

"In Italia - racconta Mastropaolo - abbiamo due antidepressivi, il caffè espresso e il gelato". Gli emigranti che in questa parte degli States sono arrivati mezzo secolo fa, i legami con la madrepatria li hanno ancora, ma col passare degli tempo si sono fatti sempre più labili. "Ma tutti qui hanno una storia" continua nel suo racconto Mastropaolo. E per dare a chi ne ha più bisogno un 'antidepressivo', ecco che Gio Gelati si è unito all'Italian Community Service per distribuire, finora, oltre 1000 confezioni di gelato, con i ricordi della Patria lasciata. Così si aggiungono la crema di pistacchi della Sicilia, cioccolato fatto in Umbria e la pasta De Cecco dell'Abruzzo. Una cesta quasi natalizia con l'aggiunta di un autentico gelato artigianale. "I vecchi immigrati non dimenticano facilmente l'Italia - ha aggiunto Pietro Bonanno, direttore esecutivo di Italian Community Services - ed è importante consolare la comunità qui, in questi difficili momenti, in particolare chi non è riuscito a trovare il successo che sperava".

Quasi un secolo fa, erano gli anni Trenta, la Little Italy di San Francisco, con i suoi 30.000 italiani, era la più grande comunità tricolore ad ovest del Mississippi. Oggi gli italiani non sono così numerosi, ma comunque ce n'è una lunga lista che si è presa Teresa Mastropaolo, alla guida del furgone che in particolare si infila per le strade di North Beach, rimasta oggi la roccaforte tricolore di San Francisco. Parcheggia e poi a piedi va a cercare le persone che ha nel suo lungo elenco.

Così dal secondo piano della sua abitazione Maria Magno, 80 anni, cala il suo cestino, un po' come si vedeva nei film italiani di un tempo, per avere il suo gelato, mentre racconta della sua famiglia, che fortunatamente sta bene, a Milano e a Torino. Più in là, in un edificio modesto, abita Vincenzo Conte, che a San Francisco emigrò negli anni Sessanta e ancora oggi parla prevalentemente italiano. Accanto a lui Antonio Francavilla, che racconta com'era un tempo la città, soprattutto in riva al mare.

"Quando ci arrivai negli anni Settanta, i pescatori qui parlavano quasi unicamente siciliano, mi sembrava di essere a casa, in Italia". Non lontano suonano le campane di Saints Peter and Paul Church, una chiesa cattolica dove vengono ricordati anche i morti italiani del COVID-19. La Little Italy di San Francisco in questo periodo è davvero tornata a essere una piccola Italia dove ci si aiuta uno con l'altro. Grazie anche a Guido Mastropaolo che non è arrivato a San Francisco come i pescatori degli anni Settanta: per oltre un ventennio infatti ha avuto incarichi di prestigio alla Walt Disney Co., lavorando ad esempio alla pubblicazione di 'Toy Story', poi la passione e adesso con il suo gelato sta portando un momento di serenità a chi non ce l'ha più da tanto tempo, e finora c'è riuscito.

di SANDRA ECHENIQUE