Mentre a Milano si indaga sulla gestione dell'emergenza nella Rsa Pio Albergo Trivulzio, sono giunte a sorpresa - presso la direzione dell'istituto - due lettere di "richiesta di risarcimento danni" da parte dei lavoratori che affermano di aver contratto il coronavirus sul posto di lavoro: si tratta di un operatore sociosanitario e un ausiliario socioassistenziale.

IL 14 MARZO: "TOGLIETE LE MASCHERINE" Le lettere hanno da subito creato un tumulto per la rilevanza delle dichiarazioni: "Mancata fornitura dei dispositivi di protezione individuali necessari" e non solo... secondo i due, da parte della Rsa fu "imposto il divieto di indossarne in autonomia (portate da casa ndr.)". Responsabile di questo increscioso accaduto - come riportato anche da Il Corriere della Sera - sarebbe stata la dottoressa V. che, il 14 marzo, avrebbe imposto agli infermieri di togliere le mascherine per "non creare scompiglio tra degenti".
MANCATO ISOLAMENTO DEI POTENZIALI CONTAGIATI Ma le dichiarazioni dei due non si fermano a queste: si parla anche di un "mancato isolamento dei potenziali covid", in barba alle procedure sanitarie che l'epidemia prevedeva. "Mancati tamponi", "continui spostamenti di personale da un reparto all'altro" e misure che andavano in direzione totalmente opposta rispetto a quanto stabilito dai vari decreti: sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, gli infermieri, in accordo coi medici del reparto, il 10 marzo avrebbero iniziato a fornire i pasti nelle stanze per evitare assembramenti inutili e dannosi nella sala comune. Ma, ancora una volta, la dottoressa V. avrebbe richiamato il personale e ripristinato il servizio ordinario almeno per il pranzo.