Il 25 novembre del 1995, protagonista della manifestazione "Primo piano sull’autore", era Alberto Sordi. Una serata che porto nel cuore. Ero ad Assisi, accanto ad Alberto Sordi… l’emblema del cinema italiano. Avevo appena rilevato un’Agenzia per la stampa italiana all’estero e realizzavo anche servizi televisivi: come potevo rinunciare ad un’intervista con il grande Alberto? Il Maestro Alberto Sordi. Grande davvero… disponibile, affabile, affettuoso a dir poco, paterno, e molto, molto paziente nonostante i capricci della telecamera. La foto che mi resta è un po’ sfocata, ma il calore che mi porta il ricordo di quella sera lievita con il passare del tempo. Ad Assisi si rendeva omaggio non solo all’attore, ma anche all’autore e regista Alberto Sordi. E si lasciò andare al racconto della sua storia, della sua carriera. "Non per essere modesto – sono le sue parole - ma io conoscevo e conosco i limiti delle mie possibilità, perciò non nasco come attore, non ho fatto accademia o scuola di recitazione; ho intrapreso la carriera facendo musical, varietà, rivista, forme di spettacolo che non richiedevano particolari virtuosismi, una voce perfetta, un parlare da attore. Potevo somigliare alla gente, difatti il mio virtuosismo è proprio quello di parlare come la gente comune, e quando il cinema si è accorto di me, quando con i due film di Federico Fellini ‘Lo sceicco bianco’ e ‘I vitelloni’ è iniziata questa mia carriera, intendevo realizzare un programma ben preciso. E questo è stato possibile visto che nel corso di 40 anni di attività e 188 film, sono riuscito a proporre al pubblico un costume italiano che si evolveva rapidamente con film che rispecchiavano la realtà del momento. Sono andato al passo con l’evoluzione del costume, ma anche con la mia età: ho fatto il giovane, ho fatto i figli, poi i fidanzati, i mariti, i padri e adesso, dopo 40 anni, se San Francesco mi aiuta posso ancora continuare. Sono ad Assisi per questa rassegna di film che mi hanno dedicato e ringrazio coloro che mi hanno offerto la possibilità di essere presente ricevendo sia dal pubblico, sia dagli addetti ai lavori, uomini di cultura, critici, scrittori, manifestazioni di simpatia, di approvazione e di affetto. Sono gratificato, commosso e lusingato perché per un artista il consenso è il miglior premio che si possa avere". Ed immancabile, arrivò la domanda su un’altra, ipotetica interpretazione di un italiano all’estero. "Di film sull’italiano all’estero ne ho fatti diversi, come ‘Un italiano in America’ con Vittorio De Sica, che racconta la storia di un emigrante che crede di incontrare il padre dopo 30 anni. L’incontro avviene, ma scopre una realtà non molto lieta. Poi c’è stato ‘Bello, onesto, emigrato in Australia’, con la Cardinale, e ‘Fumo di Londra’, la storia di uno snob, piccolo antiquario di Perugia che va a Londra alla conquista di quel grande paese. Ho sempre messo in queste interpretazioni un calore particolare, forse perché entrando nella parte ho potuto vivere, e questo è certo uno degli aspetti più interessanti del mestiere di attore, le loro emozioni, la nostalgia, l’amore per il nostro Paese". Altro "incontro" con Alberto Sordi, quando la casa di produzione mi chiese delle note sulla sceneggiatura del remake de "Il vedovo", un’altra delle infinite, memorabili interpretazioni di Sordi accanto a Franca Valeri che tra poco compirà anch’essa 100 anni. Ancora oggi mi chiedo come possano aver trovato l’ardire di rovinare un capolavoro, anche se ho ammirato il coraggio degli attori (Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto) nel misurarsi con dei mostri sacri. Da mesi Alberto Sordi è tornato ad essere protagonista di articoli, libri, eventi, ed oggi, 15 giugno, si celebrano i 100 anni della nascita. La sua vita è stata raccontata recentemente anche grazie ad una fiction che non ha lasciato soddisfatti i parenti, ma per quanto bravo possa essere l’attore (in questo caso Edoardo Pesce), per quanto accurata sia la sceneggiatura, come si fa a raccontare, in un paio d’ore una vita intensa come quella di Alberto Sordi, e soprattutto a trasmettere tutta la sua passione, l’amore per il cinema, per la sua Roma, per il suo pubblico. Aberto Sordi trasmetteva emozioni, sentimenti anche senza dire una parola. Un anno davvero generoso il 1920, visto che oltre a Sordi, sono nati anche Federico Fellini, lo sceneggiatore Tonino Guerra, e la già citata Franca Valeri. Grandi amici, Sordi e Fellini… nella fiction si racconta di quando una sera, Albertone ospitò sul suo divano un giovanissimo Fellini conosciuto in un bar. Neanche la loro fervida fantasia poteva immaginare che Fellini avrebbe scelto proprio Sordi per "Lo sceicco bianco" e "I vitelloni", veri trampolini di lancio per una carriera straordinaria, come non mancò di ricordare lo stesso Sordi durante l’intervista ad Assisi. Impossibile citare tutti i suoi film, e in questi giorni all’insegna dei ricordi, aneddoti, uno mi ha colpito in particolare… girò un solo film con Totò ("Totò e i re di Roma"), e in una scena, si nota il Principe De Curtis, "regalare" uno sputo alle spalle di Albertone: dicono che accortosi della bravura del giovane attore romano, escogitò (da vera "volpe") questo stratagemma per riprendersi la scena. Anche il ricordo di Claudio Amedola mi ha colpito: Robert De Niro ha confessato di aver "studiato" Alberto Sordi nel film "Accadde al penitenziario", e in particolare la scena in cui fa l’ubriaco: una grandissima prova di attore. Ad Assisi ricordò i suoi film in cui parlava di italiani all’estero, ma un altro ne aveva in mente, "Un italiano in Brasile", rimasto tra i progetti. Così come il Don Chisciotte e Sancho Panza che avrebbe voluto girare con Vittorio Gassman. Una delle sue ultime apparizioni, fu in occasione del Premio "Italiani nel Mondo" (luglio 2002), fortemente voluto dall’allora Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia. E’ unanime l’affermazione che Alberto Sordi ha dato il suo volto all’italiano medio, attraverso i suoi film è possibile ripercorrere la storia del nostro Paese, spesso anticipata proprio dalle sue interpretazioni. Un "italiano medio" pieno di vizi più che virtù, ma pronto a trasformarsi, all’occorrenza, in un eroe. Alberto Sordi è morto a Roma il 24 febbraio 2003, e tutti ricordano lo striscione che, da un aereo da turismo, sorvolò piazza San Giovanni gremita di gente accorsa per un ultimo saluto: "Stavorta c’hai fatto piagne".

di GIOVANNA CHIARILLI