L’implosione dei 5 Stelle era scontata. Corrosa da una crisi politica e di consenso di assoluto rilievo, eternamente alla ricerca di una propria biografia ideologica, architrave di un Governo senza troppe idee, la banda di Grillo appare ormai preda di una crisi irreversibile. Lo confermano, in queste ore, le posizioni di alcuni, autorevoli dissidenti (come Di Battista, Paragone, Fioramonti), lo confermano le strane cronache che parlano di un finanziamento diretto dalla Colombia, attraverso i buoni uffici di Maduro. Tutto, naturalmente, viene smentito ma le inspiegabili posizioni politiche del passato legate a un sostegno dei governi assolutisti sudamericani seminano qualcosa in più di un semplice sospetto.

E poi, di fronte ad un problema grave e drammatico come il Coronavirus, i 5 Stelle vanno confermando tutti i loro limiti nell’azionare solidi dispositivi per la ripresa del Paese. Le iniziative sono contraddittorie ed incerte le lungaggini burocratiche e bancarie appaiono un tunnel senza uscita e anche la cassa integrazione, nel tempo, si va rivelando un tunnel senza uscita. In questo contesto, consci dei propri limiti politici e culturali, la bussola si è orientata da tempo verso la sola piattaforma mediatica. Una presenza costante, petulante, quotidiana di annunci inutili che, prima, hanno illuso la gente ed ora vengono ancora distribuiti a piene mani mentre la piccola e media impresa soffre ormai da mesi e i disoccupati stanno diventando milioni.

Non si sa più cosa fare? Non si sa più cosa inventare? E, allora, ecco gli Stati Generali, altra parola magica che sembra aprire un dibattito essenziale per i destini futuri del Paese. Con la stampa pregata di accomodarsi fuori perché si va discutendo di scenari di straordinario profilo. Sembra di stare su Scherzi a parte. Ma c’è un altro aspetto che contribuisce ad accelerare la crisi dei 5 Stelle ed è la crescente popolarità di Giuseppe Conte che, ormai, tiene in mano, a tutte le ore, il pallino mediatico e non lo molla praticamente più. Tale inaspettata, improvvisa popolarità lo porta nei sondaggi ad un potenziale partito personale del 14 % e fa di lui il candidato più accreditato alla guida del Movimento in una futura prospettiva elettorale.

La realtà è che di fronte alla difficile sfida del Covid 19, i 5 Stelle si rendono perfettamente conto di non poter imbastire una qualsiasi, utile risposta e provano a battere i tasti politici sui loro temi consolidati: reddito di cittadinanza o di quarantena, la sconclusionata battaglia, assolutamente illegale, contro le pensioni dei vecchi parlamentari, in larghissima parte già scomparsi, l’apparente, solida immagine di un partito diverso che di diverso ha poco o niente. Battaglie di retroguardia, di scarsa affidabilità, mentre il lavoro ampiamente pubblicizzato, giorno dopo giorno, si trasforma in una chimera. Semplice fumo negli occhi. Ma la gente ha da tempo compreso l’inganno e la retromarcia, come dicono i numeri, è cominciata da tempo.

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