La montagna ha finalmente partorito. Più di un topolino, diciamolo francamente. Conte esulta e non gli si può dar torto. "È un grande successo", dice Giuseppe Conte. I Paesi frugali sono stati messi all’angolo e qualcuno sostiene con un paragone calcistico che "abbiamo fatto il cucchiaio agli olandesi". L’Italia esce soddisfatta dalla quattro giorni di Bruxelles: incassa 208 miliardi, di cui poco più di 80 a fondo perduto. Gli altri saranno prestiti, ma con interessi bassissimi e da restituire con grande calma. Che si vuole di più? Zingaretti e con lui Renzi vogliono fare gli ingordi. E chiedono al premier di incassare anche la somma del Mes. Il presidente del consiglio frena perché non vuole fare un torto ai Grillini. Che sono stati sempre contrari al fondo salva-stati.

Che cosa può significare per Conte questa vittoria? Più di una boccata di ossigeno. Vuol dire allontanare non solo una crisi di governo. Che molti davano per certa entro settembre. Ma anche un proseguo del suo incarico probabilmente fino al termine della legislatura. Non è poco, se si pensa alle critiche ed alle accuse che gli piovevano addosso dall’opposizione e dalla stessa maggioranza giallorossa. Pensate: anche Giorgia Meloni è dalla parte del premier. Afferma senza se e senza ma: "Conte nazionalista mi piace". Superato un ostacolo grande come il Monte Bianco, ora ci si deve preoccupare delle elezioni regionali di settembre. Titola un giornale di stamane: "Lavori in corso". È proprio così, lo conferma l’incontro segreto (ma non troppo) tra Grillo, Zingaretti e lo stesso Conte. Perché? Sarebbe da folli non prendere al volo una simile occasione per battere la destra al voto d’autunno. Il vento spira a favore e allora niente indugi.

Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il primo ad usufruire di questo patto, ritiene che fra Pd e 5Stelle "c’è un accordo naturale". Al tempo: la soluzione non è affatto facile. Fra i Dem e i Grillini ci sono state e ci sono divisioni profonde che non rendono semplice la navigazione futura. Il Mes, la Tav, la riforma fiscale, i problemi della scuola. Con il ministro Azzolina sempre più nell’occhio del ciclone. Ci vorrà tutta la pazienza e la capacità di mediazione del premier per far arrivare in porto (cioè al 2023) la navicella del governo. Nel frattempo la maggioranza si occupi – soprattutto – di come spendere i miliardi che arriveranno dall’Europa, non prima del 2021.

Il lasso di tempo non è notevole, ma non dimentichiamo che a settembre ci potrà essere (Dio non voglia) una ripresa del virus e i suoi tanti problemi connessi. Per questo dobbiamo dimostrare a quei Paesi che in Europa non si fidavano e non si fidano di noi, che siamo gente seria che sappiano governare in maniera democratica. Lasciando da parte i sovranisti e quanti vogliono remare contro. Ora, dobbiamo tutti insieme rimboccarci le maniche e pensare al futuro dei nostri figli a cui si deve lasciare un’eredità che li faccia vivere tranquilli.

Bruno Tucci