Una vita nell’informazione, dal Sud America al Quirinale: questo il percorso di vita di Arrigo Levi, morto ieri a 94 anni. A dare la notizia è stata "La Stampa", giornale che Levi diresse dal 1973 al 1978. Arrigo Levi era nato a Modena nel 1926, ma a causa delle leggi razziali contro gli ebrei la sua famiglia fu costretta all’esilio in Sud America. A Buenos Aires nel 1943 iniziò la sua carriera giornalistica scrivendo per "Italia libera", giornale del Partito d’Azione, organo del movimento antifascista dedicato agli emigranti in Argentina. Rientrato in Italia, dal 1946 al 1948 è direttore della "Gazzetta di Modena".

Laureatosi in Filosofia, ha lavorato all'"Unità Democratica", giornale diretto da Guglielmo Zucconi. Trasferitosi in Israele si è arruolato volontario nelle brigate del Negev e ha partecipato alla prima guerra arabo-israeliana, scrivendo corrispondenze dal conflitto per i quotidiani "Libertà" e "Gazzetta di Modena", nonché per la rivista socialista "Critica Sociale" diretta da Ugo Guido Mondolfo. Dal 1951 al 1953 è corrispondente da Londra per la "Gazzetta del Popolo" lavorando anche alla BBC alla rubrica "Radio Londra". Dal 1953 al 1959 è corrispondente da Roma per il "Corriere di Informazione". Dal 1960 al 1966 è a Mosca come corrispondente prima del "Corriere della sera" e in seguito di "Il Giorno".

Dal 1966 al 1968 è conduttore del telegiornale Rai: una novità per l'epoca perché le notizie venivano lette da uno speaker e non da un giornalista professionista. Dopo essere stato inviato speciale dal 1969 al 1973 per "La Stampa", dal 1973 al 1978 è redattore capo sempre a "La Stampa" e "Stampa sera". Più tardi fu nominato direttore del giornale (nel 1977 le Brigate Rosse uccisero il suo vicedirettore Carlo Casalegno). Dal 1979 al 1983 cura la rubrica dei problemi internazionale del "Times". Nel 1988 diviene capo editorialista del "Corriere della sera".

Negli anni ’80 e ’90 ideò diverse trasmissioni per la televisione. Il nome di Levi è associato a tanti programmi curati per la Rai, come Tam Tam (1981), "Punto sette" e "Punto sette, una vita". Ha lavorato anche per Canale 5, guidando il programma "Tivu Tivu" con Angelo Campanella (dal 1987 al 1988). In seguito è tornato in Rai, con le trasmissioni "I giorni dell'infanzia" (1993), "Emozioni Tv" (1995) e "Gli archivi del Cremlino" (1997), della quale è stato anche autore. Nel 1999, su Raiuno, ha condotto "C'era una volta la Russia". Oltre che giornalista e scrittore Levi era stato anche consigliere per le relazioni esterne della presidenza della Repubblica con Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ruolo che ha svolto dal 1998 al 2013.

Tante le onorificenze ottenute da Arrigo Levi: nel 1992 è stato nominato Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e nel 1999 Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Nel 1987 è stato insignito del Premio Trento per il giornalismo; nel 1995 del Premio Luigi Barzini come miglior corrispondente dell'anno; nel 2001 del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo; nel 2004 il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante per la saggistica; nel 2006 il Premio Guidarello (2006).

"Oggi ci lascia un grande giornalista e un intellettuale di spessore. Con Arrigo Levi se ne va un testimone ineffabile della storia del Novecento, un modenese che ha dovuto lottare contro le leggi razziali fasciste e che ha saputo raccontare il mondo in modo onesto e appassionato. Se ne va un altro grande emiliano-romagnolo, che da questa terra partì per raccontare il proprio tempo. Ai suoi cari le più sentite condoglianze, mie personali e di tutta la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna", ha commentato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

"Con i suoi libri, le sue corrispondenze dall’estero e le sue trasmissioni televisive, Arrigo Levi ha raccontato e acutamente interpretato i grandi sommovimenti dell’età contemporanea". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda Arrigo Levi in un messaggio di cordoglio inviato alla figlia Donatella dopo aver "appreso con tristezza la notizia della scomparsa" del giornalista, avvenuta a Roma. "Giornalista colto e raffinato, direttore autorevole, per lunghi anni stimato consigliere della Presidenza della Repubblica sotto i presidenti Ciampi e Napolitano", il Capo dello Stato ricorda Levi "anche per la passione civile che lo ha animato sin da giovanissimo e per l’inconfondibile tratto umano, affabile e signorile".

Marco Ferrari