Se le è aggiudicate tutte e tre un anonimo (ovviamente) appassionato di motori, non c'è dubbio molto benestante. Il prezzo? 14,84 milioni di dollari, un vero affare secondo gli esperti. Sì perchè si tratta di tre Alfa Romeo senza eguali: Berlina Aerodinamica Tecnica 5, 7 e 9. Un trio di concept cars realizzate negli anni Cinquanta, ribattezzate B.A.T., che poi è l'acronimo. L'asta si è svolta da RM Sotheby's a New York anche se dire il vero alla vigilia ci attendeva un prezzo più elevato più vicino a 20 milioni di dollari. Ma a questo punto non si tratta di denaro, ma di una storia legata a quei modelli che racconta l'ingegno italiano nel mondo dei motori.

Siamo tra il 1953 e il 1955, gli anni in cui si sono realizzati gli esemplari, frutto della straordinaria inventiva di un designer il cui nome, probabilmente, non è troppo noto al grande pubblico di oggi, ma che ha fatto storia. Stiamo parlando di Franco Scaglione, toscano, nacque a Firenze il 26 settembre 1916, morì a Suvereto, in provincia di Livorno, il 19 giugno 1993. All'epoca, quando uno dietro l'altro furono presentate le tre Alfa Romeo, Franco Scaglione lavorava per Bertone. Scaglione apparteneva a una famiglia benestante e di antichissima origine nobile e prima della scoppio della Seconda Guerra Mondiale era iscritto alla facoltà di Ingegneria aeronautica.

Franco Scaglione nacque a Firenze il 26 settembre 1916, morì a Suvereto (Livorno) il 19 giugno 1993

Poi partì volontario e nel 1941 fu fatto prigioniero dai britannici della Western Desert Force, internato in un campo di prigionia in India, rientrò in Italia soltanto il 21 dicembre 1946, con l'ultima nave di trasporto prigionieri. Da quel momento passò un anno con la madre a Carolei, non lontano da Cosenza, per riprendersi dal trauma causato dalla lunghissima detenzione. Non tornò all'università, ma seguì la sua innata passione per il design, prima figurinista a Bologna in una nota sartoria, quindi l'auto: disegnando nel tempo libero automobili dalle linee estrose, progetti che inviò a importanti carrozzerie della Lombardia e del Piemonte. Solo Battista Farina, poi divenuto celebre come Pininfarina, lo chiamò.

Interrotta dopo pochi mesi questa collaborazione, passa da Giovanni Michelotti per poi essere assunto dalla Bertone e un suo progetto venne scelto da Carlo Abarth per la Fiat-Abarth 1500 Biposto. Il trampolino di lancio per creare un sodalizio fortunato con Nuccio Bertone per vetture estrose, ma anche di serie. Dalla Giulietta Sprint alla Sprint Speciale. Poi il lavoro in proprio attraverso il quale nascono la Lamborghini 350 GTV per arrivare fino alla Porsche-Abarth Carrera GTL e l'Alfa Romeo Stradale 33, ritenuta una delle più belle auto sportive mai progettate. Ma in mezzo a questa lunga serie di modelli le 3 B.A.T. hanno rappresentato qualcosa di davvero speciale.

Alfa Romeo 33 Stradale, uno dei gioielli disegnati da Franco Scaglione

La 5, prima delle tre concept, fece la sua apparizione al Salone di Torino del 1953, creata sul telaio dell'Alfa Romeo 1900C. Una vettura rivoluzionaria, con un coefficiente di resistenza aerodinamica ridotto al minimo (0,19) anche raffrontato ai modelli oggi in circolazione: ad esempio la Tesla Model S oppure la Toyota Prius (entrambe con 0,24). Un successo di critica che colpì anche il pubblico per la notevole presenza scenica poi ecco la 7 (1954) e infine la 9 (1955).

La prima B.A.T. fu venduta per appena $7.650 l'1 ottobre 1953 all'importatore e pilota statunitense Stanley 'Wacky' Arnolt e spedita in California. Usata per una trentina d'anni, nel 1980 fu rivenduta e poi restaurata e per la prima volta tutte assieme (anche la 7 e la 9 erano finite negli Stati Uniti) fecero la loro apparizione nel 1989 al Pebble Beach Concours. Fino a quel momento possedute da tre differenti proprietari, poco dopo vennero acquistate da uno unico per passare la maggior parte del loro tempo a Blackhawk Museum di Danville, in California.

"Queste auto - ha detto l'esperto d'asta Andrew Newton - rappresentano una pura miscela di forma e funzione e sono incredibilmente aerodinamiche anche per gli standard odierni. Ma ciò che le rende così spettacolari sono le forme drammatiche. Per questo motivo aveva senso inserirle in una asta di arte contemporanea. Anche il prezzo ha senso, seppure se può essere definito un po' modesto dal momento che l'acquirente si è aggiudicato tre delle concept cars più famose al mondo. E insieme stanno davvero bene".

ROBERTO ZANNI