Il referendum sul taglio dei parlamentari (che quasi tutti i partiti compreso il Pd hanno purtroppo appoggiato per il sì) è stata una mazzata per il controllo del territorio da parte dei rappresentati dello Stato (che già prima erano, secondo noi, sempre pochi per poter essere presenti in zone molte estese come per esempio questa del Sud-America). I Comites e il Cgie, come ha evidenziato anche ieri il segretario generale Michele Schiavone nel corso della video conferenza alla presenza del sottosegretario Merlo non contano niente. Sí, niente. Sono la vera espressione delle collettività ma non hanno alcun potere decisionale. In materia di editoria e informazione, per esempio, esprimono un parere "NON VINCOLANTE" : cioè vale zero... Chi decide allora se una pubblicazione - periodica o quotidiana - é presente sul territorio, é scritta in lingua italiana, veicola le informazioni giuste nella collettività? L'Ambasciatore o il Console. Il cui parere, secondo la norma vigente é addirittura determinante per l’elargizione del contributo previsto dalla legge. Quindi se una pubblicazione - periodica o quotidiana - comincia a sollevare dubbi sull’operato dell’ambasciatore o console o politico che comanda alla Farnesina, può essere messa in castigo… Noi stiamo evidenziando come questo "potere" , é stato perció demandato a favore del politico di turno che comanda alla Farnesina e che così ha la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo, inviando agli ambasciatori ed ai consoli la propria "disposizione" da girare ai giornali... Di conseguenza il grande potere decisionale sulla stampa italiana all’estero - una sorta di MinCulPop di triste memoria - é oggi demandato ai responsabili di ambasciate o consolati, i quali, non sempre per fortuna, unitamente alle veline del Mae aggiungono richieste di pubblicazioni di foto che li ritraggono in posa con il potente locale di turno cercando cosí di "influenzare" questo o quel giornale (per fortuna non è il nostro caso, anche se ne stiamo pagando le conseguenze...) ‘mettendosi anche di traverso’ compilando "rapporti dubbiosi sull'esistenza stessa del giornale delle sue redazioni, o sulla effettiva circolazione e bontá dell'informazione nella collettivitá""... Personalmente nella mia lunga esperienza professionale non ho mai avuto problemi con ambasciatori, consoli o politici della Farnesina. Anzi, ricordo con piacere Pasquale Terracciano, Sergio Vento, Giorgio Malfatti - che insieme con Gianni Raso hanno aperto le porte del sudamerica a questo giornale - Guido Scalici, Vincenzo Palladino... Con loro abbiamo fatto molto per le collettivitá italiane nel mondo, compreso un corso per giornalisti multimediali, proprio qui, a Montevideo. Come avrete notato in tutti questi ultimi anni, peró, ‘La Gente d’Italia’ è un giornale che ha dato fastidio ai potenti di turno. Abbiamo dato fastidio per esempio all'ambasciatore protempore Piccato che voleva relegare la cerimonia della consegna della targa del presidente Mattarella al nostro giornale in una stanza della residenza di Montevideo contrariamente a quanto chiedeva invece il cerimoniale del Quirinale ( "Il Presidente consegnerá la targa al direttore Porpiglia alla presenza della comunitá italiana alla Casa degli italiani..." ). E cosí fu... Eravamo diventati "cattivi" per il diplomatico italiano perché c'eravamo rifiutati di pubblicare una sorta di album fotografico relativo alla presenza della famiglia Piccato alla manifestazione (privata) del Prado di Tacuarembó... E non andiamo oltre perché sarebbe antipatico rinvangare episodi che esulano dal rapporto istituzione-informazione... Come pochi mesi fa, far chiamare dall'attuale ambasciata i dirigenti de El Pais, il nostro stampatore e diffusore, lamentando: "Gente d'Italia sta attaccando l'ambasciatore... PROVVEDETE!!!" . Fatto é che se vuoi raccontare la verità delle cose e non essere prono all’arroganza e alla maleducazione delle cosiddette ‘persone importanti’, lo scotto da pagare è quello di essere etichettato appunto come un mezzo di comunicazione scomodo. Giá perché non siamo stati un quotidiano che ha pubblicato le veline o i comunicati stampa a firma di ambasciatori e consoli che li ritraggono con personaggi influenti. No, non siamo stati passacarte, per fortuna, e non abbiamo svolto ruoli da segreterie. Sarebbe meglio che via posta ci fossero arrivate informazioni utili da comunicare alla comunità italica piuttosto che aria fritta. Ma da questa struttura non é arrivato nulla. Pazienza, una ragione ce la siamo fatta. Siamo un giornale scomodo, permetteteci di dirlo. Ma forse più che scomodo, è un media che parla della realtà che, purtroppo, Covid a parte ovviamente, fa registrare pecche un po’ ovunque. Per fortuna c’è il diritto alla critica (per chi se ne fosse dimenticato non viviamo in una dittatura, almeno ancora) e quando palesiamo le nostre osservazioni abbiamo notato che spesso il rospo è andato di traverso a tanti, non solo qui a Montevideo, ma anche a Roma. Alla Farnesina, e non solo… Da qualche tempo alla Farnesina piacciono parecchio le cosiddette marchette o i pezzi che elogiano il ministero degli Esteri (di cosa, non si sa visti i risultati) o qualche funzionario. E quindi meglio togliere di mezzo i nostri articoli critici, non vuoi mai che qualcuno se la debba prendere. Chiamasi, letteralmente censura (e non stupitevi quando parte della maggioranza, come il M5S, fa di tutto per costringere i giornali alla resa e quindi alla chiusura). Ma è il prezzo da pagare se si vuole essere veramente liberi e non dipendere da nessuno, magari da un giudizio di un ambasciatore o di un console, ovviamente legati alla politica e che possono decidere il bene o il male di un giornale ( ma attenzione perché per fortuna esistono ancora i tribunali, e negli anni hanno ristabilito sempre la veritá: vedasi gli esempi di Miami, Caracas, Napoli, Roma...). Peccato invece che i Comites, i cui rappresentanti sono eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero, abbiano meno potere vincolante e decisionale. Ma il popolo è il nemico del potere, meglio tenerlo alla larga, il pensiero dai palazzi del potere. Abbiamo dato e diamo fastidio ai potenti di Miami, (nei mesi scorsi il console attuale ha avuto il coraggio di scrivere che non esiste nessuna redazione: cioé Roberto Zanni e Sandra Echenique giornalisti iscritti all'ordine e all'Aire che lavorano per questo giornale da lunghi anni e ai quali lo stesso diplomatico ha concesso tempo fa una lunga intervista sarebbero dei fantasmi...). Abbiamo dato e a quanto pare diamo molto fastidio qui, a Montevideo, (anche qui hanno scritto che non esisterebbe una redazione - frequentata invece per anni da politici, diplomatici, membri del comites, ministri e sottosegretari, il Presidente Mattarella...) per aver dato voce ai connazionali bloccati in Uruguay, per aver fatto una battaglia sulla questione dell’edificazione della nuova area consolare da evitare in piena pandemia... e i fatti alla fine ci hanno dato ragione. A proposito, rimane ancora un mistero il fatto che nessuna società edile sia stata in grado di garantire i lavori dopo il bando, probabilmente la grande attenzione di questo giornale nei confronti di questo tema ha fatto sì che, per il momento, l’argomento (giustamente) slittasse a periodi migliori e ci auguriamo che la stessa Ambasciata alla fine l’abbia pensata così. Morale della favola? Siamo scomodi "per missione" abbiamo scritto giorni fa. E lo ripetiamo. Hanno voluto farci chiudere? Sí, é questo l’obiettivo. Ci hanno stancato, e "congelato" da mesi in attesa di accertamenti su presunte irregolarità che la norma esistente prevede avrebbe dovuto svolgere lo stesso denunciante… Assurdo, tu denunci, tu stesso poi controlli e decidi... Un conflitto d'interessi grande quanto una casa. Perché chiudiamo? State chiedendo a noi e come appare all'interno di questo giornale associazioni e singoli lo stanno chiedendo anche alle nostre istituzioni.... Cerchiamo di spiegarlo: l'erogazione del contributo pubblico - contributo, non finanziamento sia ben chiaro - una risorsa necessaria per pagare una parte delle spese della tipografia, dei dipendenti e degli oneri previdenziali connessi, dei grafici e dei fornitori, ci è stato sospeso dal mese di maggio in quanto hanno scritto "sono state segnalate "incongruenze" (presunti debiti con il giornale La Repubblica, redazione di Miami "inesistente", quella di Montevideo "Punto di appoggio"...) Questa sospensione ci è stata comunicata dal Dipartimento informazione ed editoria nel mese di giugno 2020 e noi prontamente abbiamo risposto, punto per punto, richiesta per richiesta, accludendo anche dichiarazioni giurate dell’amministratore del giornale uruguaiano Repubblica che conferma di non aver mai avuto nulla a pretendere... Dopo oltre quattro mesi non abbiamo avuto alcun riscontro. A questo punto non possiamo fare altro che chiudere. Il contributo é vitale perché ti da la possibilità di CONTINUARE A STAMPARE, A PAGARE STIPENDI E ONERI PREVIDENZIALI AI GIOVANI COLLEGHI , AI GRAFICI, ALLE MAESTRANZE…  Arriva il momento peró che le banche non ti fanno piú credito dopo circa due anni di "esposizione". E se tu confidavi sull’anticipo di giugno e questo non arriva... CHIUDI. TI HANNO COSTRETTO A FARLO. Ma non può finire qui. E non finirà qui. Perché noi non chiudiamo oggi per il mancato arrivo dell'anticipo del contributo che ci spetta di diritto. Mio nonno, colonnello dei carabinieri "reali" diceva spesso "Dove non arriva il Padreterno arriviamo noi carabinieri...". Non era una frase blasfema ma un modo di dire simpatico con grande devozione alla Benemerita che voleva significare non vi preoccupate, anche se vi fa un torto il potente, arriviamo noi carabinieri e ripristiniamo la legalitá... Noi siamo certi della nostra correttezza e porteremo avanti le nostre ragioni fino in fondo, fino all’ultimo grado di giudizio. Ma non per avere, semplicemente, il contributo. Troppo semplice. Noi chiederemo, a tutela della libertà di stampa e della stessa comunità italiana in Uruguay, e nel mondo, di andare fino in fondo per accertare responsabilità, omissioni, mistificazioni delle realtà, che hanno portato un giornale come questo a non andare avanti dopo ben 22 anni di esistenza. Lo faremo con la forza, con l’energia, con la caparbietà e con il furore che hanno sempre reso libero questo giornale. Questa questione non si fermerà certo a Montevideo, ma diventerà oggetto di discussione in Italia e presso le Corti di giustizia europee. Se abbiamo torto, pagheremo come abbiamo sempre fatto, assumendoci le nostre responsabilità. Ma se abbiamo ragione, come riteniamo, state certi che andremo fino in fondo perché la responsabilità individuale non venga insabbiata nei meandri della burocrazia del Ministero degli esteri per coprire la malafede di chi ha deciso la chiusura di un giornale. Pagherà chi è responsabile e non il popolo italiano. Intanto salutiamo i nostri lettori, la comunità italiana in Uruguay e tutti i soggetti che da 22 anni sono stati a fianco di Gente d’Italia nelle sue lunghe e spesso impopolari battaglie. Siamo stati premiati dal Presidente della Repubblica Ciampi per aver riportato alla luce la tragedia degli emigrati italiani morti a Monongah; e solo un paio di anni fa il Presidente Sergio Mattarella nella sua visita a Montevideo ha dedicato una cerimonia per premiare il vostro piccolo giornale. Per questa ragione noi non possiamo dirvi arrivederci. Questo è un addio, perché per andare fino in fondo non possiamo essere condizionati da nulla e da nessuno. Grazie comunque a tutti, colleghi, collaboratori, maestranze, Lettori, per averci seguito ed appoggiato per 22 lunghi anni. Grazie! La questione é passata ormai in altre sedi.

MIMMO PORPIGLIA