di SANDRA ECHENIQUE
Quando si parla di scarpe, in Italia si va nelle Marche. Quando si parla di calzature, nel mondo, il riferimento al nostro Paese è praticamente immediato. E quando si nasce, si cresce nella zona di Fermo, il settore delle calzature diventa quasi parte di te stesso. E tutti questi aspetti, messi assieme, portano a Mirco Scoccia. Designer tra i più prestigiosi al mondo, da vent'anni nel settore calzaturiero, ha cominciato nella fabbrica del padre, a Fermo ovviamente. Da lì ha spiccato il volo verso l'America: New York. Ha disegnato modelli per Bottega Veneta, Tory Burch, Cole Haan, M.Gemi. Ma dall'1 gennaio ha tagliato il nastro per un'altra avventura, molto sentita e particolare: si chiama O2 Monde, un nuovo marchio incentrato sulla produzione sostenibile e l'artigianato italiano. Scoccia per questa nuova iniziativa ha voluto porre la sua creatura in una parte di mercato che, secondo il designer marchigiano, finora non era stata occupata da nessun'altra azienda. Dove? Un marchio di calzature di lusso che privilegia i processi all'avanguardia nella produzione sostenibile: ecco O2 Monde. Perchè gli altri brand, in particolare proprio in quella fascia di prezzo definita 'alta', in termini di sostenibilità stanno facendo tutto nella maniera peggiore. Un esempio? Quando si creano i campioni le aziende ne sfornano, una vecchia abitudine, almeno 600-800 con il risultato finale "di buttare via costantemente prodotti e denaro" ha spiegato Scoccia. Con l'aggiunta poi dell'uso senza interruzioni della pelle, nonostante sia ormai globalmente risaputo quale sia l'inquinamento che ne consegue. Il mondo cambia, tutto, compreso quello delle scarpe e il modo in cui si vendono. "Non ha più senso - ha continuato il designer marchigiano - riempire locali dai 300 ai 500 metri quadrati di superficie con i prodotti". E anche i team che compongono i settori operativi delle aziende 'vecchio stampo' sono formati da troppe persone: eccessivi, li definisce ancora Scoccia. Ecco che allora, seguendo tutte queste nuove indicazioni, questi convincimenti Scoccia ha modellato O2 Monde per creare il nuovo che fa il suo ingresso nel settore delle calzature, di lusso. "Il nostro team- ha spiegato - è una squadra formata da cinque persone e abbiamo deciso di creare scarpe in maniera più sostenibile, vegana, pulita". Così è iniziata la ricerca dei materiali e la loro produzione in altri settori industriali, dai mobili alle auto si sono presi in prestito materiali sostenibili, adatti anche alla produzione di scarpe. Una selezione incredibile: da materiali la cui composizione si basa sull'ananas, il legno, ma anche il vino. Partendo da questi presupposti Scoccia ha contattato gli artigiani italiani che producono scarpe, al fine di valutare se era possibile utilizzarli. "C'era in partenza un ostacolo - ha spiegato - volevo usare materiali di origine vegetale, ma al tempo stesso lavorare con i produttori tradizionali italiani. Così ho dovuto convincere le famiglie che avevano svolto un certo genere di lavoro per generazioni, a passare a un altro tipo, migliore".  E c'è riuscito. All'avvio della nuova creazione, Scoccia e la sua O2 Monde lavorano con tre fabbriche italiane: una per le sneakers, l'altra per il casual e infine la terza per il settore più elegante. Si vende online, un magazzino è anche in Italia e ci saranno risparmi anche nel settore viaggi: invece di frequenti spostamenti la progettazione avverrà solo a New York. Sprechi ridotti al minimo, dall'inizio alla fine del progetto, compresi anche le collezioni: l'intenzione è di puntare su stili 'icone', che non hanno stagioni e non seguono le mode. Prezzi ragionevoli per il settore lusso nel quale O2 Monde è inserito, dai 268 ai 398 dollari, nonostante il fatto che utilizzare materiali sostenibili richieda più lavoro e maggiore attenzione. E, secondo Scoccia, non servono nemmeno investimenti a tanti zeri per avere successo. "I voluminosi budget delle grandi marche - ha concluso - sono controproducenti. Spendono soldi come hanno sempre fatto e credono, erroneamente, che più si spende più si è creativi. Forse noi saremo più attinenti".