Giuseppe Conte prova a tenere in vita il governo chiedendo più "coesione" alla maggioranza. E lo fa, da un lato, provando a ridisegnare l'assetto dell'esecutivo (leggi: rimpasto), dall'altro, offrendo a Matteo Renzi, una "rivisitazione" del Recovery plan, "arricchito - ha scritto il premier su Facebook - grazie alle osservazioni e ai contributi delle forze politiche della maggioranza". Proprio il Recovery ed, in particolare, la "cabina di regia" voluta dal presidente del Consiglio, è stato uno degli argomenti più caldi della contestazione di Iv nonché il luogo in cui, più di tutti, si sta consumando il duello a distanza tra il capo dell'esecutivo e l'ex sindaco di Firenze. Ma procediamo con ordine. Nelle scorse ore, i ministri di area dem Enzo Amendola, Roberto Gualtieri e Peppe Provenzano hanno presentato una bozza del piano riscritta nella quale spiccano più investimenti e meno incentivi, ed in particolare soldi in più previsti per sanità, giovani ed asili nido. Il restyling, oltre al Pd, è piaciuto e non poco anche al M5S che avrebbe viste accolte tutte le sue proposte. Ora la "road map" prevederebbe l'invio della nuova bozza ai partiti e quindi, a seguire, un confronto con Gualtieri, una riunione di sintesi (di Conte) con i capi delegazione e infine un Consiglio dei ministri ad hoc in cui mettere alla prova la tenuta dell'accordo, vista la minaccia (mai ritirata) di dimissioni da parte delle ministre renziane. Sì, perché al momento, ancora non si sa come potrebbe essere accolta questa nuova "bozza" del Recovery dalla componente renziana. Secondo le solite voci di dentro, sembra che Iv abbia ammesso che, sì, la direzione imboccata sembra essere quella giusta. Tuttavia ancora non basta ai fedelissimi dell'ex "rottamatore" per rinfoderare le armi. Sul tavolo, infatti, resta ancora la partita del Mes, che Renzi vuole fortemente. E quella della delega ai Servizi Segreti, avocata a sé dal premier, contro il parere del senatore di Rignano. Tradotto in soldoni: da solo, il Recovery "rivisitato" potrebbe anche non bastare. Però si prova almeno a riallacciare il dialogo, con Conte che, sia pur timidamente, accenna a tendere la mano. La situazione, in ogni caso, resta pericolosamente in stand-by e la crisi non appare del tutto scongiurata. Tra l'altro, proprio il post con il quale Conte ha annunciato che il Recovery Plan "è stato arricchito" pare abbia lasciato perplesso più di un esponente della maggioranza, e non solo all'interno di Italia Viva. Così, mentre Nicola Zingaretti, segretario del Pd, invita il premier a portare "avanti la sua iniziativa sui contenuti" c'è chi, come ci ha tenuto a far notare un esponente della minoranza Pd, ha fatto notare come "il premier nel suo post su Facebook" abbia "parlato solo di Recovery" e non, appunto, "degli altri temi come la legge elettorale". "Serve un'iniziativa del presidente del Consiglio che tenga intorno a sé la maggioranza tenendone presenti le sensibilità", ad esempio "ci vuole un'iniziativa più forte su infrastrutture e sanità" ha rilanciato, dal canto suo, il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio intervistato a Radio24. "Non è che siamo in linea con Renzi, noi abbiamo le nostre idee e magari su alcune situazioni coincidono, noi diciamo da mesi che serve un rilancio, abbiamo fatto aprire noi un tavolo per il rilancio dell'azione di governo, poi ognuno ha i suoi contenuti" e, ha aggiunto Delrio, "non si tratta di alzare bandierine o di stare davanti o dietro a Renzi, i Cinquestelle o Leu". Il rimpasto con nuovi ministri? "Poi se si deciderà che per questa nuova stagione servono nuove persone lo deciderà il premier insieme ai leader della maggioranza" ha concluso Delrio. Sullo sfondo, infatti, resta la trattativa avviata sul rimpasto (in pole ci sarebbero Orlando vicepremier e Guerini al Viminale). "Conte apre a interventi mirati e - si vocifera dalla maggioranza - anche a cedere a un fedelissimo la delega ai Servizi, non a un Conte ter che passi da sue dimissioni al buio". Ed a chi, come Debora Serracchiani sbotta che, "se salta tutto", il "voto resta l'unica alternativa" ecco arrivare la replica, secca, di Renzi: "Nessun rischio di voto, la legislatura finisce nel 2023. Se Conte è in grado di lavorare lo faccia, altrimenti tocca ad altri".