È una strada mai presa prima quella che si troveranno di fronte i 101 membri del Senato chiamati a decidere se un ex presidente degli Stati Uniti è colpevole di incitamento all'insurrezione.

Nessun presidente americano prima di Donald J Trump in 232 anni di storia ha dovuto affrontare due procedimenti di impeachment. Nessuno ha dovuto rispondere di accuse come "aver volontariamente incitato la violenza contro il governo degli Stati Uniti" con parole che hanno "incoraggiato, e che in modo prevedibile sono sfociate, in azioni contro la legge che hanno avuto luogo al Campidoglio di Washington".

Senza precedenti è anche il fatto che l'accusato dovrà affrontare il verdetto una volta lasciato il potere. "Mai successo prima" è un'espressione che sentiremo spesso dall'8 di febbraio, il giorno in cui il Senato comincerà la discussione sull'impeachment di Trump.

Dove porta dunque il cartello che dice "strada mai presa prima?". Alcune risposte sono note, altre meno: per esempio che occorrono i due terzi del Senato per far passare l'impeachment. E che non ci sarà nessun arresto o imprigionamento per l'ex presidente, che però potrebbe essere escluso da ogni carica pubblica in futuro.

Gli ufficiali che su incarico di Nancy Pelosi stanno investigando sui fatti del 6 gennaio e sulle parole di Trump che li hanno preceduti devono riuscire a dimostrare che i due eventi sono correlati. Non serve che provino che ci fosse una chiara volontà di incitare alla violenza: basta provare il nesso.

Il Senato al momento è spaccato fra 50 democratici e 50 repubblicani: ago della bilancia la vice presidente Kamala Harris. Se tutti i democratici voteranno a favore dell'impeachment, avranno bisogno di 17 repubblicani per arrivare all'approvazione. Il Washington Post ha immaginato i possibili scenari e sostiene che per ora 42 senatori sono a favore del sì, 20 potrebbero esserlo – di cui 14 repubblicani – 28 (tutti repubblicani) si oppongono: otto sono quelli che non hanno dichiarato nulla. Ma la tendenza prevalente sembra quella di dire no.

Gli interrogative aperti sono tanti: in un solo mese, gli investigatori saranno stati in grado di raccogliere prove sufficienti a sostenere le tesi dell'accusa? E il presidente a mettere in piedi una difesa degna di questo nome così da prevenire il fango che si riverserebbe su di lui e sul partito che formalmente ancora guida se ci fosse un voto favorevole? E i senatori repubblicani incerti alla voteranno secondo coscienza o secondo le indicazioni del partito? Solo il tempo potrà fornire risposta a queste domande.