Durissimo il messaggio che ieri Papa Francesco ha inviato nel corso della ‘Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle Mafie’. Nel suo mirino, appunto, tutte le mafie “che sono presenti nel mondo e, sfruttando la pandemia, si stanno arricchendo con la corruzione”. Il Pontefice ha ricordato anche l’impegno dei suoi predecessori contro le mafie: San Giovanni Paolo II denunciò la loro “cultura di morte” e Benedetto XVI le condannò come “strade di morte”. Per il Santo Padre “queste strutture di peccato, strutture mafiose, contrarie al Vangelo di Papa Francesco Cristo, scambiano la fede con l’idolatria”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato la sua giornata alle vittime delle mafie, proprio lui che ha perso il fratello Piersanti nel 1980, assassinato da Cosa Nostra: “Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita”, le parole del capo dello Stato che ha chiesto appunto a tutti di non scordarsi mai del male della malavita organizzata: “La memoria è radice di una comunità. Fare memoria è condizione affinché al libertà conquistata continui a essere trasmessa e vissuta come un bene indivisibile. Ecco perché ricordare le donne e gli uomini che le mafie hanno barbaramente strappato alla vita e all'affetto dei loro cari, leggerne i nomi, tutti i nomi, non costituisce soltanto un dovere civico. È di per sé un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie, è affermazione di principi di umanità incompatibili con i ricatti criminali, è fiducia nella legalità che sola può garantire il rispetto dei diritti, l'uguaglianza tra le persone, lo sviluppo solidale”.