DI MATTEO FORCINITI

La scelta del passaporto vaccinale annunciata dall’Unione Europea ha fatto il giro del mondo con importanti ripercussioni che si potrebbero avere anche in Uruguay. Con l’obiettivo di tornare a viaggiare per salvare la prossima estate, la commissione europea ha comunicato che a partire da giugno entrerà temporaneamente in vigore il “Digital Green Certificate” per poter circolare liberamente all’interno dell’area Schengen.

Sono tre i requisiti necessari per ottenere questo certificato verde: essere vaccinati o in alternativa essere negativi a un tampone (test NAAT/RT-PCR o test rapido antigenico) oppure dimostrare di essere guariti dal Covid (il che è dimostrabile attraverso un test sierologico).

L’Unione Europea accetta solo i vaccini anti Covid riconosciuti dall’EMA, l’agenzia europea per i medicinali e attualmente questo sono quattro: BioNtech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson. È proprio su questo aspetto che sorge il problema per tanti paesi sudamericani come l’Uruguay che sta somministrando maggiormente il vaccino cinese Sinovac (Pfizer è riservato sole alle categorie a rischio, personale sanitario e anziani), oppure l’Argentina con il russo Sputnik.

Tornare in Italia sarà un problema? Se lo stanno chiedendo in questi giorni sui social network tanti italiani che avranno a breve la loro dose del vaccino anche se questa non sarà riconosciuta nel loro paese di origine. A dire il vero, come già detto, basterà presentare il tampone negativo per poter viaggiare quindi la situazione non appare così complicata come qualcuno vorrebbe far credere.

Il tema non preoccupa più di tanto il governo uruguaiano che oggi deve pensare a cose ben più gravi come ha chiarito il ministro della Salute Daniel Salinas in un’intervista a El País: “Come autorità sanitaria, ciò che mi interessa è che la mia popolazione sia vaccinata, che non si ammali, che non entri in terapia intensiva e che non muoia. Se qualcuno vuole viaggiare in Europa, verrà somministrata un’altra vaccinazione e la pagheranno di tasca propria. Questo è qualcosa che supera le competenze sanitarie” ha affermato.

“Io non ci vedo niente di male, anzi. Siamo in una situazione di emergenza quindi è giusto così” dice Luca Molina, milanese residente a Montevideo. Tra pochi giorni riceverà la sua dose di Sinovac in quanto soggetto a rischio per il suo diabete ma sa che questo vaccino non gli servirà per il viaggio già pianificato in Italia per il mese di giugno. “Io vivo qua quindi accetto le regole che ci sono, farò il vaccino per sentirmi protetto ma anche il tampone per il viaggio è un modo per proteggere gli altri. Milioni di persone in Sud America saranno nella mia stessa situazione con un vaccino fatto che però non avrà alcun riconoscimento nel nostro paese. Credo più che altro che ci sia un problema generale di comunicazione da parte dei governi europei per mancanza di chiarezza sulla questione dei vaccini. Noi, come semplici viaggiatori cercheremo di adattarci”.