"L'Italia è un Paese che vive di turismo. E il turismo è fatto anche di pellegrinaggi. Quando si parla di viaggi, si pensa sempre alle vacanze nei posti più blasonati, invece esiste anche questo tipo di turismo, il turismo religioso, che un tempo era una miniera d'oro, e che oggi è stato completamente azzerato": a parlare è Francesco Rusconi, direttore della Rusconi Viaggi, agenzia specializzata nell'organizzazione di pellegrinaggi in Italia e nel mondo, uno dei tanti operatori storici del settore travolti dalla crisi.

"Fino a prima della pandemia, ogni parrocchia d'Italia organizzava almeno un pellegrinaggio all'anno. Pensiamo a Lourdes e a Medjugorje, ma anche a Roma, ai nostri San Giovanni Rotondo, Loreto, Assisi etc. Era un afflusso enorme di turisti", ci racconta. Oggi le prenotazioni sono cadute a picco e quelle poche che c'erano per il 2021 sono state rinviate, a causa della situazione incerta. L'unico barlume di speranza lo tengono acceso i cammini, come il cammino di Santiago de Compostela, che continua ad attrarre turisti: "I cammini sono il viaggio spirituale del futuro perché, in marcia, da soli, è più facile praticare il distanziamento", afferma Rusconi.

Ma quanto vale il turismo religioso? Secondo gli ultimi dati prodotti da UNWTO, Isnart e Aorlha, 1 turista su 5 viaggia per motivi di fede per un totale di ben 330 milioni nel mondo. Stando all'indagine "Italia destinazione turistica 2017", condotta da ISNART l'Istituto nazionale sulle ricerche turistiche e Unioncamere, sono stati stimati circa 3 milioni di turisti religiosi in Italia per un totale di 8,6 milioni di presenze all'anno.

Si stima inoltre che negli ultimi 6 anni il turismo religioso abbia inciso in Italia tra l'1% e il 4% del totale delle presenze. La stessa indagine rivela che il 59% dei turisti religiosi è italiano e il 41% straniero.

Le perdite per chi si occupa di organizzare viaggi per mestiere sono enormi. Troppe le difficoltà logistiche: "A Lourdes ci sono ancora limitazioni per viaggiare e le frontiere sono chiuse. Israele ha sì riaperto, ma per andare in Terra Santa bisogna essere vaccinati. Banalmente, è difficile anche organizzare il pellegrinaggio di un gruppo di Milano ad Assisi, tra zone rosse, divieto di spostamento tra Regioni e panico da Covid tra i turisti stessi. La quarantena poi è un deterrente enorme - continua Rusconi -. Il pellegrino è solitamente una persona molto motivata, sente una forte spinta dentro dovuta alla fede e questa devozione lo porta a sopportare anche alcuni disagi che può incontrare nel viaggio.

Ma la quarantena che si prospetta a chi arriva in Italia dall'estero è un qualcosa che scoraggia chiunque. Quello che sentiamo tra le parole dei nostri clienti quando ci chiamano al telefono per rimandare un viaggio a data incerta è una vaga rassegnazione, come a dire 'mettiamoci il cuore in pace, almeno per il momento non si può viaggiare'".

Diverso il discorso per i cammini. "Per questi, abbiamo avuto una richiesta maggiore. Quelle poche prenotazioni che stiamo portando avanti riguardano proprio i cammini, in particolare quello di Santiago de Compostela", afferma Rusconi. Il motivo di questo boom è presto detto: "Il fatto che sia un percorso prettamente individuale e che unisca spiritualità alla necessità di muoversi all'aperto, senza assembramenti e senza stare vicino ad altre persone, lo rende perfetto per il momento. Certo, è un tipo di viaggio che attrae prettamente giovani e in salute, perché richiede una certa dose di fatica fisica".

Potrebbe imporsi come tipo di viaggio spirituale del futuro? Secondo Rusconi, sì, anche se il trend dei cammini non è nuovo: già da anni decine di turisti si mettono in marcia sulla via Francigena, e su altre tratte italiane e non. La differenza rispetto al passato è che la pandemia ha messo in luce altri aspetti positivi del camminare. "Permangono i fattori scoraggianti: la quarantena al ritorno dalla Spagna, ad esempio, e il tampone richiesto per entrare nel Paese", aggiunge.

Il cammino di Santiago potrebbe attrarre nuovi turisti, Covid permettendo, anche in virtù dell'anno santo Giacobeo del 2021/22: si tratta dell'anno in cui la festa di san Giacomo, che ricorre il 25 luglio, cade di domenica. Tale ricorrenza si verifica con una cadenza regolare di 6, 5, 6 e 11 anni. Il Giubileo di Santiago viene inaugurato con l'apertura della Porta Santa della Cattedrale di San Giacomo la sera del 31 dicembre dell'anno precedente. Come un simbolo della fatica del Cammino, l'arcivescovo di Santiago colpisce con un martello d'argento tre volte dall'esterno il muro che chiude l'accesso alla Cattedrale di Santiago, la quale rimarrà aperta per i 12 mesi successivi e sarà la porta di ingresso che i pellegrini utilizzeranno per entrare nella cattedrale. Negli anni santi i cattolici possono ottenere la bolla giubilare, chiamata anche giubileo. Per poter ottenere il giubileo è necessario recarsi in pellegrinaggio alla cattedrale di Santiago di Compostela, in Galizia, dove secondo la tradizione si trova la tomba di san Giacomo; recitare alcune preghiere (almeno il Credo, il Padre nostro e pregare per le intenzioni del Papa), assistendo alla messa; ricevere il sacramento della penitenza (anche quindici giorni prima o dopo) e la Comunione. La grazia del giubileo consiste sostanzialmente nell'indulgenza plenaria con il perdono dei peccati. Il primo anno giubilare giacobeo fu istituito da papa Callisto II nel 1122 per il 1126. Oltre al 2021-2022, il prossimo sarà il 2027.

Mentre il cammino di Santiago potrebbe esercitare un certo fascino sulle nostre menti post-Covid, altri luoghi di culto nostrani, come San Giovanni Rotondo, potrebbero continuare a risentire della crisi dovuta alla pandemia ancora per molti mesi. La città che ospita il santuario dedicato a Padre Pio si è letteralmente svuotata dopo l'arrivo del virus, dato che la vita economica della era quasi del tutto legata al flusso di turisti che soggiornavano in B&B, hotel, compravano nei chioschetti. Per avere un'idea del crollo basti pensare che il turismo religioso rappresentava il 70% dell'economia del paese e che San Pio, prima della pandemia, richiamava almeno un milione e mezzo di fedeli all'anno.

"In luoghi di questo genere - ci spiega Rusconi - oggi è impensabile tornare a fare dei pellegrinaggi come si facevano un tempo. Chi fa pellegrinaggi, di norma, preferisce andare in gruppo, con altre persone. Di solito c'è una fase preparatoria: chi va con la sua parrocchia, ad esempio, ha il sacerdote che gli fornisce una preparazione spirituale durante il viaggio in pullman. Una volta che si è sul posto si partecipa alle messe, sempre guidati dal sacerdote e insieme agli altri. Poi c'è una fase conviviale che è quella del mangiare insieme, dell'andare a visitare altre mete limitrofe. Oggi, invece, tutto questo non è possibile, dato che lo stare insieme - fulcro del pellegrinaggio - è disincentivato. Luoghi come San Giovanni Rotondo non sono concepiti per il turismo mordi e fuggi, ma per chi si trattiene almeno una notte o due. E questo, al momento, non è pensabile per grossi gruppi di persone".

di Ilaria Betti