Ha raccontato di aver saputo "dai giornali" dell'esame-farsa di Suarez e che la vicenda "è stata gestita interamente dal direttore sportivo Fabio Paratici". Nella sua testimonianza davanti ai pm di Perugia, secondo quanto riferito dall'Ansa, Agnelli ha negato il suo coinvolgimento diretto nella faccenda, ma ha tirato in ballo uno dei suoi più stretti collaboratori alla Juventus.

"Ho saputo da Nedved verso fine agosto che l'allora attaccante del Barcellona si era proposto con un sms", ha spiegato Agnelli. "Ricordo che chiamai il calciatore in un'unica occasione, per ringraziarlo di essersi proposto per un inserimento nella nostra squadra". Per Suarez, come si legge nella deposizione agli atti dell'inchiesta, Agnelli ha sempre nutrito "stima nelle capacità sportive del calciatore" e ritenuto che "la sua proposta fosse ragione di orgoglio per la società".

Quanto alle prima persona che gli ha dato informazioni sulla trattativa, il presidente della Juventus ha detto: "Non ricordo esattamente, ma ritengo per logica Paratici e questo, mi pare, al mio rientro in attività dopo un periodo di isolamento volontario, che fu dovuto alla positività al Covid del presidente De Laurentiis, che incontrai all'assemblea della Lega calcio il 9 settembre. Al mio rientro la società si stava già muovendo su Dzeko".

Successivamente, Agnelli ha spiegato di essere stato informato a inizio settembre "che l'ingaggio di Suarez era di difficile realizzazione perché era risultato che lo stesso non aveva la cittadinanza comunitaria".