Lega-Pd: resta alta la tensione tra alleati di governo. E la “patata bollente” finisce, dritta dritta, sulla scrivania del premier Mario Draghi. A dare fuoco alle polveri ci ha pensato, ieri, Enrico Letta nel corso di un incontro con il presidente del Consiglio al quale il segretario del Pd avrebbe manifestato "insoddisfazione” verso quello che è stato etichettato come il "metodo Salvini".

L'esempio più recente di questo metodo, contestato dai vertici dem, sarebbe stato l'affondo portato dal leader leghista contro la linea rigorista scelta dal capo dell'esecutivo, con la petizione, lanciata dal Carroccio, per eliminare il coprifuoco. Una mossa che ha fatto il paio con la decisione della Lega di astenersi, in sede di voto, sul nuovo decreto Covid che stabiliva la mappa delle riaperture in Italia.

Tradotto in soldoni: il partito di via Bellerio, secondo i dem, si sarebbe messo di traverso. Da qui l'appello del Nazareno alla correttezza ed al rispetto nell'impegno comune preso da tutti i partiti che compongono l'eterogenea maggioranza di governo. "Basta stare con un piede dentro e uno fuori", è stata la richiesta del partito di Letta. "Il 'metodo Salvini'? È la concretezza" si è limitato a replicare l’ex minstro dell'Interno (nel primo governo Conte).

"Stanotte (ieri notte, ndr) ad esempio - ha proseguito Salvini - sono state approvate in Commissione al Senato le proposte della Lega sui soldi per i genitori separati in difficoltà". "Questo è il 'metodo Salvini': leali e propositivi, non ci occupiamo di Ius Soli e ci fidiamo degli Italiani!" ha precisato ancora il leader leghista.