di Enrico Pirondini
 
 
Italia a rischio di implosione demografica. Le culle restano vuote, Italia a picco. Alla fine del secolo saranno rimasti la metà di oggi, 30 milioni invece che 60. Una crisi demografica fu all’origine del crollo dell’impero romano e del Medio Evo.Siamo al minimo storico. In 9 mesi dopo il lockdown: -21,6 di nascite a dicembre. In cinque anni 800mila neonati in meno. Appena 67 nascite ogni 100 decessi. La denatalità è ormai il primo problema economico del Paese. Di questo passo il Pil in trent’anni crollerà del 20%.

L’ennesima promessa non  mantenuta da Conte che assicurava un sostegno alle famiglie  anche per gli asili nido. Non è stato fatto niente.  

Allarme demografico ! Si nasce di meno,si muore di più.  Sette neonati e tredici decessi. Il conto non torna. Le culle sono sempre più vuote. Lo certifica l’Istat nel suo ultimo ed inquietante rapporto. In un solo anno il calo delle nascite è stato del 4,5%. È il nuovo minimo storico dall’Unita’ d’Italia.

Spiega il docente della Bocconi, Carlo Cottarelli: “Meno giovani e più anziani al lavoro vuol dire che mancano i più ideativi, brillanti, volitivi.  E crolla la produttività“. L’Ocse ( Organizzzione per la cooperazione e lo sviluppo economico ), forte di 37 Paesi membri, rincara la dose : “L’Italia  si è arenata negli ultimi 15 anni. L’investimento in capitale umano è troppo scarso, tant’è che il 20% degli italiani è laureato contro il 30% degli altri Paesi membri “. 

Ma alla fine lo hanno superato. Vedi Svezia, Germania, Gran Bretagna. Ma come hanno fatto?

Risponde Brunello Rosa, docente alla prestigiosa London School of Economics and Political Science ( fondata nel 1895; conta 9.000 studenti e circa 1.800 dipendenti ; nel suo albo d’oro 18 Premi Nobel  e 55 capi di stato): “ Come hanno fatto? Con sussidi, agevolazioni, infrastrutture, tali da mettere le giovani madri in condizione di fare figli e tornare al lavoro senza angosce. Certo, sono interventi costosi ma di sicuro rendimento “. Il guaio è che l’Italia  da novant’anni vive una grave recessione, la peggiore del resto dell’Occidente. Con conseguenze sul  “ tasso di fecondità “. Sceso dal 2,4 ( figli per donna ) alla fine degli anni sessanta, al modesto 1,3 di oggi. 

Pesa il fattore incertezza e la necessità di conciliare lavoro e famiglia.

Il futuro in Italia mette paura - Il calo degli italiani, informa Eugenio Occorsio, ”ha raggiunto gli 844mila in cinque anni. È come se fosse cancellata una città come Genova“. E non bastano a colmare il gap i 292mila stranieri che si sono aggiunti sempre nei cinque anni. Tra l’altro sono sempre meno. E pure loro fanno meno figli.

Papa Francesco lo ha definito “l’inverno demografico“. Un inverno destinato a durare.

Anzi ad aggravarsi.

Un fenomeno dimenticato dalla nostra Politica. Ogni tre giovani ci sono cinque anziani.

Piero Angela, stimato divulgatore scientifico televisivo, ne ha fatto addirittura un libro dal titolo inequivoco: “Perché dobbiamo fare più figli. Le impensabili conseguenze del crollo delle nascite“. Editore Mondadori .

Come finirà in Italia?- Il saggista risponde a domande inquietanti, sulla bocca dei più. Ad esempio: è vero che gli italiani sono a rischio estinzione? Fino a che età riusciremo a campare? E con quali conseguenze sociali? Quale faccia, e quali facce, avrà il nostro Paese fra cinquant’anni?

L’autore affronta le conseguenze del calo demografico in termini di welfare, instabilità politica, conflitti, migrazioni e anche di declino geopolitico. L’impatto della denatalità sarà devastante. Chiude Antonio Golini, ex presidente ISTAT,   luminare della demografia: “Nel 2100 la popolazione italiana sarà dimezzata. Da 60 milioni scenderemo a 30 milioni. E non è detto che sia un male. Comunque sia, dovremo adattarci per forza. La tendenza è inarrestabile “.