Più che le continue liti tra Letta e Salvini, il vero timore del premier Draghi viene dal Movimento, dato in forte stato di agitazione nel tentativo di (ri)darsi un'identità precisa. Sullo sfondo spicca il progetto di rifondazione di Giuseppe Conte che ancora tarda a decollare. E' di queste ore, infatti, la notizia di una vera e propria fronda interna, agitata da quanti, tra i 5 Stelle, si sentono "delusi" dalle scelte finora operate dal governo. Nel Movimento non solo ha provocato forti mal di pancia la svolta garantista di Luigi Di Maio, ma ognuno, ormai, sembra voler andare per la propria strada. Se a questo si aggiunge la scomparsa del garante Beppe Grillo, lui che finora era sempre stato in prima linea nei momenti di difficoltà dei pentastellati, riuscendo a tenere dritta la barra nonostante tempeste e fibrillazioni interne, il quadro è presto tracciato. Tra i grillini, insomma, dominano più correnti di pensiero e l'ombra di una scissione non è mai veramente sparita. Risultato: l'ex "numero uno" della Bce inizia seriamente a preoccuparsi per la tenuta del suo governo nonché per il relativo stanziamento dei fondi Ue legati al Recovery Plan. Dal canto suo, Giuseppe Conte, reggente in pectore del M5S, l'uomo scelto da Grillo per provare a rilanciare i pentastellati, prova a promuovere un tavolo di confronto dei progressisti per la scelta del candidato governatore in Calabria. Quasi una sorta di ripresa del dialogo con la vecchia maggioranza del suo disciolto governo all'evidente tentativo di rinsaldare i ranghi del vecchio fronte giallorosso.