Duro, durissimo il monito che ieri Papa Francesco ha ‘dedicato’ ai governi in merito al tema dell’immigrazione, partendo dal fatto che si è svolta ad Augusta la cerimonia di accoglienza del relitto della barca naufragata nel Canale di Sicilia il 12 aprile 2015, con oltre mille migranti a bordo (si salvarono solo in 28) “Questo simbolo di tante tragedie nel Mar Mediterraneo – le sue parole nel corso dell’Angelus - continui ad interpellare la coscienza di tutti e favorisca la crescita di una umanità più solidale che abbatta il muro dell'indifferenza. Pensiamo che il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande d'Europa”. Il Santo padre ha toccato anche il tema del lavoro minorile, paragonato a una moderna forma di schiavitù: “Non è possibile chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento di bambini che hanno diritto di giocare, crescere e sognare. Il numero degli sfruttati, è di 160 milioni, come gli abitanti di Spagna Italia e Francia”. Nel corso del suo incontro domenicale, il Pontefice ha spiegato che “anche nella Chiesa può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto - dice - quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative. Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio. A noi sta seminare, e seminare con amore, con impegno, e con pazienza. Ma la forza del seme è divina”. Quindi, anche le cose di ogni giorno, “quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato”.