E poi d'improvviso la frenata. In piena connessione sentimentale con il paese, fra la manciata di italiani disinteressato a un vittorioso quarto di finale di un Europeo di calcio, Beppe Grillo spara un post in cui delinea la cornice di un accordo: "Oggi ho ricevuto dai gruppi parlamentari una richiesta di mediazione in merito agli atti che dovranno costituire la nuova struttura di regole del MoVimento 5 Stelle (Statuto, Carta dei valori, Codice Etico)", scrive il fondatore. Che continua: "Ho deciso quindi di individuare un comitato di sette persone che si dovrà occupare delle modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità".

Una commissione di saggi che dovrà mediare i testi fino a ridurli a una versione che vada bene sia all'uno sia all'altro contendente. La regola, inventata sul momento come nelle migliore delle tradizioni pentastellate, prevede che a far parte della Gran consulta del grillismo saranno Luigi Di Maio e Roberto Fico in qualità di Luigi Di Maio e Roberto Fico, i capigruppo alla Camera e al Senato Davide Crippa e Ettore Licheri, la capodelegazione al Parlamento europeo Tiziana Beghin e il presidente del Comitato di garanzia Vito Crimi. Il comitato, dice Grillo, "dovrà agire in tempi brevissimi".

L'operazione di mediazione portata avanti dal ministro degli Esteri e dal presidente della Camera alla fine ha fatto breccia, sono stati i loro gli interventi decisivi presso i duellanti, con la loro granitica indisponibilità a schierarsi e fermezza nel preservare l'unità dei gruppi. La votazione sul Comitato direttivo a cinque indetta dal garante è sospesa.

Conte, che si è preso qualche ora di stacco fuori Roma, ha d'altronde continuato per tutto il giorno a far filtrare la propria disponibilità a raccogliere l'invito di presentare lo Statuto in un'assemblea, che ancora non ha data né ora ma che viene invocata proprio per la sera di lunedì. "È un modo di prendere tempo", osservava chi ancora sperava in una ricomposizione, una missione compiuta in tarda serata.

Nel pomeriggio diciannove senatori, tra cui Danilo Toninelli, hanno lanciato un appello all'unità e alla ricomposizione della rottura, con la speranza che "le posizioni si riconcilino". È un drappello considerato vicino a Grillo, ma che qualcosa si sia slabbrato  malamente a prescindere da come andrà a finire lo testimonia la rabbiosa reazione di un collega: "I soliti che con Grillo si garantiscono il giardinetto del potere".

La rottura non conviene a Grillo, che rischierebbe di trovarsi con un Movimento smembrato, ma d'altronde non conviene fino in fondo nemmeno a Conte, che ha continuato lo scouting con i big. Respinto l'assalto a Luigi Di Maio: "Da che parte stai?", gli ha chiesto ieri in un incontro da lui stesso sollecitato, ma il ministro degli Esteri gli ha ribadito che una scissione sarebbe un errore madornale, che bisogna lavorare per l'unità, e avrebbe cercato di dissuaderlo: "Con te verrebbe solo Patuanelli, dividerci farebbe male a tutti". A vuoto anche il tentativo con Virginia Raggi, ancora brucia la ferita del tentativo di allargare il campo di centrosinistra con Nicola Zingaretti candidato sindaco, quando ancora l'avvocato - bei tempi - si muoveva da leader in pectore.

Il partito dell'ex premier avrebbe bisogno di soldi, e nella sua fase di startup di un gruppo parlamentare il più ampio possibile. Perché un partito per come l'ha in mente l'ex premier necessita di una sede nazionale, presidi sul territorio, uno staff che porti avanti la macchina. E a questo proposito rimangono in bilico le posizioni dei tre collaboratori appena assunti dai gruppi di Camera e Senato (tra cui lo stesso Casalino), che in caso di scissione potrebbero ricevere il benservito.

Se a Montecitorio sarebbe un mero problema di numeri, perché venti deputati possono a prescindere formare un gruppo, a Palazzo Madama occorrebbe un simbolo che si sia presentato alle ultime elezioni. Contatti ci sono stati con Leu, al momento relegata a componente del Misto perché non arriva all'asticella dei dieci necessari, ma la discussione nello stadio più avanzato era stata imbastita con il Maie, gruppo sul quale Conte ha già cercato di far leva nella disastrosa operazione dei responsabili. Gli occhi sono tuttavia puntati sulle possibili assemblee della prossima settimana, per una catarsi collettiva che tutti aspettano con ansia.

di Pietro Salvatori