Dentro o fuori. Sarà questa la settimana decisiva all’interno del MoVimento 5 Stelle per capire se il progetto politico formulato da Giuseppe Conte potrà trovare sponda nella galassia pentastellata oppure dovrà fondare un suo partito. Molto, ovviamente, dipenderà dal fondatore Beppe Grillo. L’ex premier aveva posto come condizione per accettare l’incarico di leader politico del partito una riforma dello statuto e dei funzionamenti interni, chiedendo esplicitamente a Grillo di farsi da parte. Grillo non ne aveva voluto sapere, si era arrabbiato moltissimo e aveva provato a far fuori Conte, accusandolo di voler creare “un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”. Ma dopo i violenti screzi verbali registrati tra i due qualche giorno fa, nella giornata di venerdì l’ex comico ha annunciato la nomina di un comitato composto da sette persone, tra cui anche Vito Crimi, molto vicino all’ex premier, per discutere delle modifiche da apportare allo statuto (ci sono anche Di Maio, Fico, l’ex ministro Stefano Patuanelli, il capogruppo alla Camera Davide Crippa e quello al Senato Ettore Licheri, e il capogruppo al Parlamento europeo Tiziana Beghin). Secondo i retroscena politici la volontà è quella di evitare una divisione che, avevano previsto gli osservatori, avrebbe probabilmente reso irrecuperabile la crisi che attraversa da anni il partito. Tra i pontieri più attivi affinché si arrivi a un compromesso, ci sono Di Maio e Fico: obiettivo, che ognuno dei due faccia un passo indietro. La giornata di ieri ha comunque visto il comitato dei sette a lavoro tramite riunioni via zoom: il grande obiettivo è soprattutto garantire determinate prerogative care a Grillo, ma senza che in qualche modo il ruolo di Conte possa essere sminuito (non vuole ingerenze). Ma la strada resta in salita. Intanto oltre 100 tra attivisti e portavoci municipali, comunali e regionali del M5S hanno indirizzato una lettera a Grillo chiedendogli di non mediare e di non snaturare le ordini del MoVimento.