L'umore, in casa 5Stelle, è ai minimi storici. Non solo per la battaglia in corso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte per la leadership del Movimento. Ma anche (e soprattutto) per il "via libera" incassato in Consiglio dei ministri dalla riforma Cartabia sulla Giustizia che "supera" quella disegnata, a suo tempo, da Alfonso Bonafede. Il corposo insieme di norme che riformano il processo penale, per renderne i tempi più rapidi e certi, ha infatti incassato il sì dell'ala governista dei pentastellati con buona pace dei cosiddetti non governativi, i quali ora stanno masticando amaro. Il primo ad aver rotto gli indugi, è stato proprio l'ex guardasigilli. "Purtroppo, il M5S è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche”, ha postato Bonafede su Facebook. "Qualcuno approfitta della riforma del processo penale, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s (che non hanno avuto nemmeno il tempo e la possibilità di analizzare la proposta), per attaccare me e le battaglie che ho portato avanti (e che rifarei domattina, a testa alta, senza battere ciglio)" ha aggiunto. Decisamente più duro Alessandro Di Battista. "Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza. Roba da chiedere scusa ai milioni di elettori che li hanno sostenuti, posto che molti di loro non gli rivolgerebbero più la parola" ha attaccato l'ex grillino. Immediatamente a ruota, ecco arrivare anche la stoccata dell'ex premier Conte: "non sono sorridente sulla prescrizione, siamo tornati all'anomalia italiana. Chi canta vittoria su questa soluzione non trova il mio consenso. Se un processo svanisce per nulla per una durata così breve non può essere una vittoria per lo stato di diritto". Insomma, è un po’ una sorta di tutti contro tutti con Bonafede, Dibba e Conte che provano a fare la voce grossa, dimenticando però che il Consiglio dei ministri che ha dato l'ok alla riforma è iniziato con quasi due ore di ritardo proprio perché Draghi aveva avuto un lungo colloquio con i ministri 5 Stelle (Di Maio, Patuanelli, D'Incà e Dadone) per cercare l'ultima mediazione. In realtà, stando ai rumors, il vero punto è che Conte, in sintonia con Bonafede, sarebbe apparso contrario fin dall'inizio alla riforma, mettendo così in difficoltà la pattuglia governativa del M5S. A questo punto c'è il sospetto che l'avvocato stia cercando un alibi per mollare Draghi. Tanto che, secondo Affari Italiani, un fonte vicina a Enrico Letta avrebbe parlato di lui come di "un interlocutore non più affidabile, così come i 5 Stelle se saranno guidati da Conte".