DI FRANCO MANZITTI

Genova e la Liguria, tre anni dopo il crollo del ponte Morandi, 43 vittime, un disastro colossale, si spezzano di nuovo. Questa volta senza vittime ma con una catastrofe incredibile nelle sue vie di comunicazione.

I lavori innescati dalla scoperta delle paurose condizioni nelle quali si trovava il grande ponte sulla rete autostradale ligure, fatta, appunto, di ponti e gallerie, stanno subendo una colossale accelerazione. Che porterà praticamente alla paralisi del traffico nel cruciale mese di agosto.

Il commissario straordinario per la sic urezza di questa rete autostradale, Placido Migliorino, nominato oltre un anno fa dal Ministero dei Trasporti, ha infatti deciso che l’ A 10, la Genova-Ventimiglia, chiuderà dal 4 agosto fino al 23 il tratto che va da Genova centro a Voltri Prà.

Sarà una chiusura totale del traffico verso Savona e la Francia. Chi vorrà andare in quella direzione avrà una sola soluzione. Percorrere la via Aurelia attraversando tutti i quartieri di Ponente di Genova in un traffico inestricabile di auto civili, Tir, autocarri, moto e ora perfino monopattini e biciclette. 

Si tratta di un percorso chiave, soprattutto per il grande porto commerciale di Genova Sampierdarena. I cui vertici hanno già comunicato che in questa situazione sono costretti a chiudere le banchine e i moli. Con un danno colossale, non solo alla economia genovese ma a quella nazionale che ha in quell’area uno degli snodi principali dei suoi trasporti.

I danni al turismo per Genova e la Liguria

L’altro danno incalcolabile è quello che si provoca al turismo, in faticosa ripresa e colpito in una regione che vive prevalentemente in questo settore. 

Per viaggiare verso la costa ligure e quella francese bisognerà, infatti, o tagliare fuori la Liguria o affrontare l’attraversamento di quei quartieri cittadini, uscendo dall’autostrada nel cuore genovese.

Questa misura perentoria e drastica, imposta con la spiegazione che altrimenti si mette a repentaglio la vita dei viaggiatori, perché le gallerie del tratto fatidico tra Genova e Voltri sono a grave rischio di crollo, è solo l’ultima stazione di un calvario che è incominciato dopo il crollo del Morandi. Quando è entrato nel mirino lo stato di manutenzione della rete genovese e ligure, con scoperte sconcertanti. 

Praticamente da un anno quasi tutta la rete ligure, con qualche eccezione del tratto di Levante, è mitragliata da cantieri che riducono le corsie, obbligano i viaggiatori a percorsi di guerra. Spesso chiudendo tratte, innescando un delirio di code e, ovviamente, di incidenti che paralizzano ulteriormente.

Tutto era nato con l’inchiesta della Procura di Genova

La magistratura aveva ammonito la concessionaria di intervenire sulle fragilità delle tratte autostradali. Altrimenti sarebbe stata l’autorità giudiziaria a provvedere intimando i lavori.

Allora si è scatenata la grande paralisi perché Aspi e Spea, la concessionaria e la società delegata alla manutenzione, hanno calato sulla Liguria la mannaia dei cantieri ovunque. Con la previsione che la durata dei lavori sarebbe stata di non meno di cinque anni.

Un vero disastro per un’economia che si regge sulle comunicazioni. E che ha nel suo cuore i porti chiave di Genova-Prà, di Savona-Vado e di La Spezia. Un altro disastro per i settori dell’accoglienza del turismo. Cinque Terre, Portofino, Sanremo, tanto per fare solo tre esempi, praticamente irraggiungibili, tutta la Liguria isolata o comunque raggiungibile solo in parte e con tempi ultramoltiplicati.

In realtà si è scoperto che, oltre all’urgenza del dopo Morandi, c’era una direttiva europea del 2004, mai applicata in Italia. Che obbligava a rivedere lo stato delle gallerie autostradali, mettendone in discussione, appunto, la carente manutenzione.

Ignorata la direttiva europea

I concessionari e in particolari Aspi dei Benetton e soci, titolari del fatidico tratto che comprendeva anche il Morandi, avevano completamente trascurato sia la direttiva europea sia il contratto con il Ministero dei Trasporti. Come la valanga di carte del processo scaturito dal crollo del 14 agosto 2018, sta platealmente dimostrando.

Così oggi, alla vigilia del terzo anniversario della tragedia Genova e la Liguria sono in questa morsa micidiale.

Da una parte siamo alla partenza del processo contro 59 imputati per quel crollo, la cui udienza preliminare si terrà nel Palazzo di giustizia genovese, all’inizio di autunno con 391 parti civili e un programma di udienze che dovranno confermare quanti rinvii a giudizio ci saranno.

E dall’altra parte c’è questa paralisi quasi totale del traffico, che culmina nella seconda estate di pandemia Covid 19 strisciante. Nella quale la Liguria sarebbe invasa dai turisti che vorrebbero riempire le località della costa, in un numero mai visto per le limitazioni ai viaggi esteri. E che si trovano davanti la barriera delle chiusure e dei cantieri.

Per arrivare da Torino o da Milano i tempi di percorrenza sono diventati di cinque, sei ore. Con perfino casi oramai leggendari di sette, otto ore, quando un incidente (sempre più frequente in queste condizioni) blocca tutto e provoca code di 12-15 chilometri.

Nonostante tutto questo il caso ligure non è diventato una emergenza nazionale. C’è la rivolta di tutti i settori economici, in particolare dei terminalisti del porto, delle categorie dei turismo, ma ci si ferma ai confini.

La Regione dell’onnipresente Giovanni Toti, il presidente più visibile che ci sia, tra lotta alla pandemia e iniziative politiche nazionali, non è riuscita a anticipare le decisioni di chiusura. E l’unica sua battaglia è quella di chiedere di procrastinare la chiusura secca alla fine di agosto.

Il commissario ha già risposto che non è possibile perché così si rischierebbe la vita dei viaggiatori.

La De Micheli non ci aveva capito molto

Un anno fa la allora ministra dei Trasporti Paolo De Micheli, piddina doc, dopo qualche sopralluogo nei cantieri aveva addirittura definito “una narrazione esagerata” la storia della paralisi ligure. Smentita poi clamorosamente dalla estate di stenti e dalle successive stagioni di emergenza. Solo attutite dai lock down e dalle restrizioni che limitavano i viaggi tra regioni.

L’attuale governo, e in particolare il ministro di Draghi, Enrico Giovannini, titolare dei Trasporti, in Liguria non si è mai fatto vedere e non si mai acceso nessun focus su una situazione che nelle prossime settimane potrebbe diventare esplosiva.

Intanto si preparano i due anniversari chiave, quello del crollo del Morandi, il 14 agosto. Con la polemica tra i parenti delle vittime e il sindaco Marco Bucci, che non ha ancora costituito il Comune come parte civile nel processo. E quello del 4 agosto, che celebra la inaugurazione del Ponte San Giorgio, terminato un anno fa e inaugurato in pompa magna, con le massime autorità dello Stato.

E che ora resta una cattedrale nel deserto, isolato lui stesso nella sua scintillante modernità, tra i cantieri che soffocheranno la Liguria per anni e anni.