Martedì l’ex premier e ora leader del M5S Giuseppe Conte aveva in qualche modo minacciato il governo, affermando che senza alcune modifiche legate alla riforma del processo penale difficilmente la galassia pentastellata avrebbe potuto dare la fiducia all’esecutivo stesso. “Un ricatto”, per Italia viva. Ma tutto sommato, all’interno della maggioranza, questa nuova uscita dell’avvocato del popolo non fa molta paura. Viene considerata, in pratica, come una boutade lanciata lì per calmierare in qualche modo quei grillini duri e puri che giorno dopo giorno hanno perso tutte le certezze di quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno.

La realtà dei fatti, come scritto anche da Italia Oggi, non può in nessun modo rompere l’alleanza del MoVimento 5 Stelle con Mario Draghi per tre motivi. Il primo, spiega Marco Antonellis, "è che non ne avrebbe la forza politica tanto che il movimento stesso rischierebbe di andare in frantumi perché non tutti sarebbero disposti a seguirlo sulla linea oltranzista; il secondo è che rompendo con Mario Draghi metterebbe a repentaglio l'alleanza con il Pd di Enrico Letta sia in vista delle elezioni del prossimo Presidente della Repubblica che in vista delle future elezioni politiche.

Terzo motivo non meno importante è che se si opponesse alla fiducia richiesta dal governo potrebbe mettere a repentaglio anche la sua nomina a prossimo leader del MoVimento 5 Stelle: se c'è una persona che non ne vuole sapere di rompere con Draghi è Beppe Grillo”. Ma la sensazione è una soltanto: Conte alla fine accetterà senza se e senza ma la riforma voluta dal ministro della Giustizia Cartabia. Anche perché è quello che vuole Mario Draghi.