DI MATTEO FORCINITI

Sono state confermate per il prossimo 3 dicembre le elezioni per il rinnovo dei Comites, i comitati degli italiani all'estero. La notizia è stata confermata ieri durante la seduta del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) dove sono state esposte ancora una volta le diverse criticità su questo appuntamento elettorale che è stato già rinviato una volta, lo scorso anno: a preoccupare i consiglieri del Cgie c'è innanzitutto l'emergenza del Covid che continua a tenere banco in molte aree del mondo, una rete consolare in enorme affanno, la modalità del voto con l'opzione inversa (ovvero iscriversi per votare) e una campagna informativa insufficiente. Proprio per questo il Cgie ha annunciato di volersi rivolgere con una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella  nel "rispetto della Costituzione e in quanto garante dei nostri diritti" ha detto il segretario generale Michele Schiavone

"Ci troviamo in momento molto delicato per il futuro nostro paese che offre però numerose opportunità per fomentare la partecipazione delle comunità estere". All'introduzione del segretario del Cgie  è seguita una nuova richiesta di rinvio delle elezioni dei Comites: "Sono trascorsi quattro mesi dall'insediamento del Governo guidato da Mario Draghi ma noi non conosciamo ancora il programma che si intende portare avanti per gli italiani all'estero. Come organismi di rappresentanza noi continuiamo a ribadire la necessità di una svolta radicale per un maggior coinvolgimento di questa numerosa cittadinanza che risiede fuori dai confini nazionali. Le elezioni del Comites rappresentano uno spartiacque, manca solo un mese all'inizio della campagna organizzativa ma -oltre alla pandemia che continua a minacciare particolarmente l'emisfero australe- stiamo assistendo ad enormi difficoltà di gestione con una rete consolare che è prossima al collasso". "Il nostro auspicio" -ha sostenuto Schiavone- "è che possa essere assicurata la più ampia partecipazione in condizioni di sicurezza. Alla luce di questa situazione il rinvio delle elezioni al prossimo anno appare come il male minore perché i risultati si annunciano catastrofici. La scarsa affluenza porterà inevitabilmente a una delegittimazione di questi organismi".

"Siamo consapevoli delle criticità ma stiamo lavorando per agevolare la partecipazione": questa la risposta molto contenuta del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova che ha confermato la data del voto al 3 dicembre in assenza di un intervento del Parlamento. "Anche da parte nostra l'obiettivo è quello di consentire e facilitare la più ampia partecipazione al voto. Siamo molto attenti alla questione sanitaria affinché tutto si possa svolgere in modo sicuro. La campagna informativa è già partita e ovviamente crescerà in futuro" ha promesso il sottosegretario anticipando che verrà avviata una sperimentazione del voto elettronico in alcune sedi. 

Luigi Maria Vignali, direttore del Dipartimento italiani nel mondo della Farnesina, è toccato il compito di elencare in una lunga relazione i minimi provvedimenti senza aggiungere nulla di rilevante oltre la parte burocratica. È stata tanta, per l'ennesima volta, la delusione da parte dei consiglieri del Cgie intervenuti molto duramente. Una delle voci più critiche è stata quella di Silvana Mangione: "Mi sconvolge questo totale rimbalzo tra Governo e Parlamento in quella che sarà una clamorosa deblace. Per il rinvio delle elezioni dei Comites dovrebbe muoversi il Governo alla luce dell'articolo 77 della Costituzione sulle condizione di necessità e urgenza come il momento attuale. Questa è la cronaca di una morte annunciata, ovvero delegittimare totalmente i Comites con una scarsissima partecipazione". 

"Le criticità" -ha sottolineato Mariano Gazzola- "continuano a persistere al di là della pandemia. C'è la mancanza del personale all'interno dei consolati e poi la scarsa informazione che viene data a queste elezioni. Il Ministero non ha chiarito ancora come si svolgerà tutto il processo".

"Non c'è una sola situazione al mondo che si possa definire positiva, non esistono elementi di fiducia" ha tuonato Rodolfo Ricci. "Bisogna prendere atto della situazione ma d'altronde, in tutti questi anni, le sollecitazioni del Cgie non sono state mai accolte. Inevitabilmente, i risultati delle elezioni saranno pessimi".

Franco Papandrea ha parlato dei casi come l'Australia con le difficoltà provocate dalle lunghe distanze: "In una circoscrizione di 3mila chilometri come si potranno raccogliere le firme? Ma oltre a questo la cosa grave è la campagna informativa totalmente inadeguata".

Molto duro anche Tommaso Conte: "Sono rimasto basito, per quaranta minuti ho sentito solo disposizioni tecniche da parte di Vignali che non ha detto praticamente nulla". "C'è un rischio per il prestigio della democrazia italiana, non ci sono dubbi sulle responsabilità" ha affermato Gerardo Pinto prima di passare la parola a Vincenzo Arcobelli: "La legge deve essere uguale per tutti. È evidente che in questo momento gli italiani all'estero stanno vivendo grandi difficoltà, andare al voto oggi sarebbe una violazione dei principi costituzionali".

Secondo Aniello Gargiulo "le persone oggi hanno altre necessità e non penseranno a iscriversi per richiedere di votare come stabilisce la discussa opzione inversa. Bisognerebbe fare anche un'analisi sui costi e i benefici di queste elezioni considerando che stiamo attraversando una fase diversa. A che costo si faranno queste elezioni?".