"Sulle tue pagine scolpisci, o Storia,/l'altrui nequizie e la sua gloria,/e grida ai posteri tre volte infame/chi vuol Venezia morta di fame!/Viva Venezia! L'ira nemica/la sua risuscita virtude antica;/ma il morbo infuria, ma il pan le manca...". 

I versi di Arnaldo Fusinato (1817-1888), scritti dopo la caduta della Repubblica di San Marco in mano agli austriaci il 22 agosto 1849, dipingono perfettamente il quadro del prossimo rinnovo dei Comitati degli Italiani all'Estero. 

Basta scrivere 'Com.It.Es.' al posto di ' Venezia', la realtà è la stessa: "Il morbo infuria..." in tutto il mondo, oggi, il COVID19 con le varianti, sempre più aggressive. "Il pan ci manca..." con 9 milioni di Euro per finanziare la partecipazione di 5 milioni di elettori non più del 2% degli aventi diritto riceverà il plico. "...e grida ai posteri tre volte infame, chi vuole i Com.It.Es. morti di fame". 

Dopo la frustrante videoconferenza del 4 agosto con il sottosegretario Benedetto Della Vedova, il CGIE ha convocato una Conferenza Stampa per dare l'allarme e invocare di nuovo l'intervento del Presidente della Repubblica. 

Soltanto Mattarella può convincere Mario Draghi ad applicare l'art. 77 della Costituzione, emanando un decreto legge di rinvio delle elezioni dei Com.It.Es. per le effettive ragioni di necessità e urgenza, che sono chiare a tutti tranne a chi marcia verso il disastro sancito dall'applicazione dell'Art. 14, comma 3, del Decreto Milleproproghe del 30.12.2019, che rimanda le elezioni al periodo fra il 15 aprile e il 31 dicembre 2021 con la motivazione: "Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione, ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di  provvedere  alla proroga e alla definizione di termini di prossima scadenza al fine di garantire la continuità dell'azione amministrativa...", ecc. ecc. ecc.. Non commentiamo. 

Alla conferenza stampa si annunciano gli interventi dei 4 Vice Segretari Generali, ma all'appello ne mancano 3. Michele Schiavone si trova affiancato soltanto dalla V. Segretaria Generale per i Paesi anglofoni, Silvana Mangione, e dalla Consigliera Eleonora Medda per l'Europa. Le assenze sono giustificate, ma rimane il dubbio che dietro all'impossibilità di collegarsi possano esserci altre ragioni. 

Ad esempio, la posizione del MAIE è tetragona: bisogna assolutamente votare entro il 3 dicembre di quest'anno. Non importa se l'America Latina è ora il maggiore focolaio pandemico al mondo. Non importa se in realtà le azioni-chiave delle consultazioni si svolgono proprio fra il 3 settembre e il 3 ottobre, data ultima per la presentazione delle liste corredate dalle firme richieste e autenticate, con procedure bizantine, da pochi elementi autorizzati dalla legge, primi fra tutti i funzionari di Consolati sottostaffati. 

Cos'è convinto di guadagnare il MAIE da elezioni con minima partecipazione? Il poter dire che i pochissimi votanti, registrati dai suoi capibastone dall'America centrale alla punta sud dell'Argentina sono tutti MAIE? E che l'Italia, per mettere piede con profitto nel suo continente dopo le elezioni politiche del 2023, dovrà nominare Ministro degli Esteri il Presidente Ricardo Antonio Merlo? In verità, come sottosegretario, egli si è già conquistato l'affetto dei diplomatici per avere eseguito i loro ordini, aver disatteso le richieste degli italiani all'estero ed essersi occupato soltanto dei suoi interessi. Per un partito intitolato Movimento Associativo degli Italiani all'Estero tale obiettivo conferma la totale scomparsa dell'etica nella politica, cosa contro cui proprio Merlo tuonava quando costruì il suo personale successo sulla distruzione di Feditalia del Senatore Pallaro, che lo aveva eletto nel 2006. Il suo trionfo nel 2008 fu dovuto ai voti della Senatrice Mirella Giai, trombata nel 2006 dal suo stesso Partito Democratico di sinistra, che le sottrasse 67 voti di preferenza, sufficienti a eleggere senatore Edoardo Pollastri. Il ricorso della Giai alla Giunta per le elezioni riconobbe retroattivamente l'elezione di Mirella, che nel frattempo era stata irretita da Merlo per fondare il MAIE e portarlo alla vittoria. 

Alla Conferenza stampa del CGIE, proprio il Direttore Porpiglia fa una proposta dirompente: "Il CGIE si dimetta in blocco per protesta". Si tratta dell'unica maniera per far conoscere all'opinione pubblica italiana il vergognoso trattamento degli italiani nel mondo, osannati a parole come soft power della promozione del Sistema Italia, ma presi a calci nei denti dall'attuale atteggiamento della Farnesina in tutti i campi. Ottimo. Assolutamente d'accordo, dice Schiavone, ma sfortunatamente irrealizzabile. Prima di tutto, non sono più i tempi dell'azione forte, condivisa trasversalmente, vissuta dal CGIE nei suoi primi mandati. Basta ricordare la storica protesta compatta contro l'allora sottosegretario Alfredo Mantica, quando tutto il CGIE si alzò e uscì dalla Sala delle Conferenze internazionali, lasciandolo da solo a leggere la relazione di Governo con il Segretario Generale Carozza, che rimase soltanto per obbligo di carica istituzionale. Il primo a scattare in piedi per uscire fu un Consigliere di Alleanza Nazionale, lo stesso partito di Mantica. 

In questo CGIE siedono troppi esponenti, che non abbandoneranno mai volontariamente lo scranno, perché sanno che non saranno mai più eletti e vogliono proteggere fino in fondo le proprie convenienze personali. Quanto agli stessi Consiglieri di nomina governativa è improbabile che buona parte di loro rischi la reazione negativa dell'ente da cui provengono perché, anche in questo caso, ci sono alcuni rappresentanti di realtà inesistenti che non sarebbero più incluse nell'elenco. Il vero ostacolo, impossibile da superare, è che i dimissionari sarebbero subito sostituiti dal primo non eletti nei rispettivi Paesi o dal primo in graduatoria per gli incarichi esterni previsti dall'organismo di appartenenza. In questo caso sì, i diplomatici incaricati di ricostituire il CGIE dimissionario si muoverebbero con la velocità del fulmine, felici di avere nuove truppe da governare con l'anello al naso. 

Il CGIE si rifiuta di obbedire all'ultimo verso di Fusinato: "Sul ponte sventola bandiera bianca" e di accettare come epitaffio l'esortazione "Sulle tue pagine scolpisci, o Storia, l'altrui nequizie e la sua gloria". Com.It.Es. e CGIE vogliono impedire il disastro, non piegarsi a usare la foglia di fico di dare  colpa delle macerie della rappresentanza ai veri responsabili nel MAECI, nel Parlamento e nel Governo. Tutto è adesso in mano al Capo dello Stato e in lui confidano gli italiani all'estero. 

Carlo Cattaneo (1801 – 1869)